lunedì 26 dicembre 2016

SABATO SERA

Capitolo 42


Il mio padrone parcheggia la sua Audi davanti alla casa del mio addestratore.
Nel frattempo è giunta sul suo cellulare una fotografia tutta per me, che il mio signore non esita a mostrarmi con una certa soddisfazione e che traspare dal sorriso sulle sue labbra.
Sopra ad un tavolo sono disposti ordinatamente: un grosso cazzo di gomma, un plug anale nero, pinze per capezzoli, corde, manette e due differenti frustini.
Sono percorso da un brivido di terrore, poiché conosco perfettamente ognuno di quegli oggetti e il dolore che provocano sul corpo.
Taccio e restituisco il cellulare nella mano aperta del mio padrone che lo reclama.
Anche lui guarda l'immagine sorridendo e senza chiedermi cosa ne pensi risponde al messaggio:”Luca ringrazia del pensiero.”
Penso: cosa dovevo aspettarmi da lui, un mazzo di fiori forse?
E sono infelice ma rassegnato.
So che è già tutto scritto e deciso.
Alla scena manca solo la mia sofferenza fisica e il mio dolore, ma tra poco anche questo tassello verrà colmato.
Il mio padrone scende dall'auto e mi prende per il collo tenendomi sollevato da terra, quasi fossi una bottiglia di champagne da portare in dono.
La sua mano mi stringe la trachea e fatico a respirare tanto che mi sento paonazzo in viso.
Ma per fortuna il mio addestratore apre in fretta il cancello automatico e si avvicina a grandi passi per salutare il mio re.
Io vengo dimenticato per qualche secondo, tempo necessario per riprendere vita e trovare un contegno adeguato.
Sono ai loro piedi, tanto vale restarci e baciare le scarpe di entrambi in segno di sottomissione.
Poi, saprà Dio, cosa ne sarà di me.
Il mio addestratore ci fa cenno di seguirlo in casa dove troviamo Erik, il nuovo schiavo personale del mio addestratore, che lui ama definire: compagno.
Ma tutti sappiamo che non è così semplice come sembrerebbe.
Ed Erik infatti si inginocchia e bacia le scarpe del mio padrone in segno di rispetto.
Erik è un bel ragazzo, più vecchio di me di una decina di anni, ma molto curato e dai lineamenti delicati.
È moro, alto, snello, lieve nei movimenti tanto da sembrare un ballerino.
E ciò affascina molto il mio addestratore che lo guarda con una certa soddisfazione.
Lui e il mio padrone si appartano qualche istante lasciandomi solo con Erik.
Poco dopo è il mio signore a dirmi di raggiungere il mio addestratore nel suo studio.
Così, a malincuore abbandono entrambi per l'ignoto.
Il mio addestratore mi attende ed io non devo farlo innervosire ulteriormente, tergiversando.
Lui è un uomo di media statura, molto più basso del mio signore, ma decisamente massiccio e muscoloso.
Un viso dalla carnagione olivastra che tradisce le sue origini del sud ed un antenato arabo.
Ed in effetti basta poco per immaginarlo a capo di una guarnigione berbera.
Ma restiamo ai fatti.
Entro nella stanza e la sua mano mi afferra al braccio come una tenaglia e mi sbatte a terra sul tappeto.
Si avventa su di me e mi schiaccia il viso con la suola delle sue sneakers logore dicendo:”schiavo di merda mostra al tuo addestratore cosa sai fare! Schiappa!”
E la mia lingua meccanicamente inizia il suo lavoro di pulizia tra le zigrinature di gomma della suola che lui preme sul mio viso fino a calpestarmi a terra.
In questa posizione mi parla con voce profonda:”ho saputo che hai fatto qualche casino.”
“C'era da immaginarselo da un tipo come te.”
“Avremo due giorni per capire per benino cosa hai combinato e cosa ti frulla per la testa.”
“Per ora voglio solo darti un piccolo assaggio, facendoti provare queste nuove mollette gialle che ho comprato apposta per i tuoi capezzoli.”
E dicendo questo mi preme un ginocchio sui genitali facendomi sussultare e mi appende le due innocue pinzette ai seni.
Ma confesso che non sento dolore. Probabilmente i miei tentativi autolesionistici coi quali, da solo, mi torturo i capezzoli per ingrossarli e renderli più femminili, danno i loro frutti.
Poi mi dice:”merda, ora ti alzi e con Erik e il tuo padrone andiamo in pizzeria.”
“Al ritorno sono certo che avrai qualcosa da dirmi.”
Così ci avviamo tutti insieme verso “L'antica lanterna”, ove, durante il mio apprendistato da schiavo, lavoravo come cameriere per pagare il mio addestratore.
La gestione è sempre la stessa e il proprietario, mi riconosce subito dandomi una pacca sulla spalla.
Ora le pinzette iniziano a farsi sentire, ma dissimulo il fastidio per non disturbare i padroni che intanto se la spassano.
Erik si accorge per primo del mio turbamento dicendomi:”Luca, conosco bene quella smorfia che hai sulle labbra.”
“Penso che il mio padrone ti abbia applicato le sue nuove mollette gialle.”
“Sbaglio?”
Il dolore si fa strada a morsi:”si Erik, mi sembravano innocue, ma credo di aver sottovalutato la situazione.”
Lui:”lo credo anche io, il dolore che provocano è crescente e all'inizio non si sentono neppure, ma lascia che ti scavino la carne e vedrai...”
E se la ride sotto i baffi perché per una volta non è lui il bersaglio del nostro comune addestratore.
Io sto già sudando freddo, inizio ad accusare dei tremori, oltre ad essere teso come una corda di violino.
Il mio padrone vede il mio disagio e chiede:”tutto bene, schiavo?”
Io balbettando:”ssssiiii ssssiiiignore tttttuutttto bene, gggggrazie.”
Lui:”meno male, mi sembrava di vederti turbato.”
E se la ridono tra loro.
Intanto l'addestratore fa cadere il tovagliolo a terra e comanda:”raccoglilo!!!”
Piegarmi a terra è deleterio e le mollette mi tagliano la pelle fragile dei capezzoli.
Il dolore si fa ingestibile e prego che la cena finisca rapidamente per tornare a casa.
Ma ciò sembra un miraggio irraggiungibile.
Dolce, caffè e limoncello.
Poi forse sarà il momento dei saluti.
Io sono allo spasimo e ora anche il mio padrone sa cosa mi sta paralizzando dal male.

Il mio addestratore gli ha mostrato una terza molletta che aveva in tasca lodandone le “indiscusse qualità”.
Se la ride col mio addestratore e intanto se la prendono con calma.
Poi finalmente a casa e di nuovo a rapporto.
Le pinze mi vengono strappate senza essere aperte.
Nessun segno di pietà.
Non resisto e grido per il dolore, a cui segue un pugno dritto in faccia che temo mi abbia spaccato il setto nasale.
Ma fortunatamente è solo un'impressione e lo spavento a farmi apparire tutto più grave del reale.
Mi tocco e il mio naso sembra sano.
Ora il mio addestratore mi aggredisce verbalmente diventando particolarmente aggressivo.
“Pezzente! Cosa ti è saltato in mente di fare il filosofo col tuo padrone?”
“Mi ha detto che gli hai fatto dei discorsi strani e che non sei felice di essere schiavo?”
“Ma che cazzo dici, imbecille!”
“Che ti sei messo in mente!”
“Attento bene a quello che dici, perché come ti ho creato ti distruggo!”
E detto questo mi lega i polsi dietro la schiena agganciandomi al calorifero in una posizione da slogare le spalle.
Mi stringe ancora la corda, in modo da reggere a lungo e, uscendo dalla stanza dice:”buona notte schiavo!”
“Domattina parleremo nuovamente.”
“E spero saprai essere convincente.”
Sbatte la porta lasciandosi al buio e ad una notte interminabile.
Attraverso la porta sento il mio padrone che viene invitato in soggiorno per due chiacchiere e poi sarà ospite del mio addestratore.
Se sarò fortunato lo rivedrò domattina.

Già mi manca il suo viso.



Schiavo Luca

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