venerdì 30 dicembre 2016

OLTRE LA REALTÀ

Capitolo 46


Come cambia rapidamente il tempo in questi giorni d'autunno.
Guardo fuori dalla finestra e piove a dirotto.
Un fiume d'acqua scorre contro i vetri e io resto lì ad aspettare.
Sotto, lungo la strada un mondo intero pare affollarsi: passanti che corrono sotto gli ombrelli, auto che sfrecciano come motoscafi alzando ondate di acqua nera, foglie che cadono.
Io, nell'angolo della finestra osservo e quasi mi nascondo, per morire qualche istante soltanto per me.
Mi assale una tristezza senza fine.
Un dolore che mi vince e non so gestire.
Poi...sento aprirsi la porta di casa.
È il mio signore che torna dal lavoro.
Asciugo il mio viso e la mia tristezza nel polsino della camicia e mi avvicino all'ingresso per salutare il mio re.
Eccolo: bellissimo come sempre, come in ogni mia fantasia.
È tutto bagnato, lui non è come quegli sfigati che usano l'ombrello.
Lui è forte, potente, massiccio e non teme certo qualche goccia di pioggia.
Io intanto mi attivo subito per togliergli di dosso l'impermeabile ed asciugarlo.
Poi ovviamente il mio rispetto e la mia umile prostrazione ai suoi piedi.
Le mie labbra baciano le sue Dr Martens nere, lucide, un po' infangate.
Ma ciò ai miei occhi le rende ancora più affascinanti.
Allento con cura i lacci, sfilo il piede del mio padrone, lo bacio con amore e lo aiuto a calzare le sue ciabatte da casa.
Riscaldo i suoi piedi con le mie mani e poco importa se io, a terra, mi gelo le gambe.
Lui sembra apprezzare le mie premure, poi mi scavalca quasi fossi un ostacolo e sparisce nelle sue stanze.
Io resto in ginocchio nell'ingresso, in quella fioca luce che sembra quasi accompagnarmi verso l'oblio.
Poi...

...
“Ma Sig.Luca, quante volte glielo devo dire che tutto questo insieme di sogni o come le chiama lei ,visioni, non sono altro che delle false proiezioni in cui si rispecchia, ma non appartengo alla realtà.”
“Deve immaginare questi momenti come dei miraggi che a volte, posso essere talmente realistici dal risultare veritieri.”
“Ma sono solo fantasticherie della sua mente.”
Io:”ma dottoressa, come può essere tutta una semplice finzione?”
“Come è possibile che io ne rimanga così succube da farmi condizionare a tal punto.”
“Mi aiuti la prego, mi aiuti a capire, sono disperato e non riesco a trovare il bandolo della matassa.”
“Mio caro Luca”, continua la psicologa,”lei è ancora così giovane e sensibile.”
“È un'anima pura per così dire.”
“E forse, proprio per questo, le sue fantasie la turbano tanto.”
“Ma deve stare tranquillo, vedrà che col tempo imparerà a convivere con i suoi demoni.”
“Tutti abbiamo nella nostra testa questo genere di retaggio psicologico che ci proviene dal passato.”
“Chi per cause familiari, chi per un trauma infantile, altri per una delusione o chissà, i motivi posso essere infiniti.”
“Ma alla fine portano tutti al medesimo risultato: ovvero la personalità specifica di ognuno di noi.”
“E pensi, Luca, pensi davvero a quanto questo patrimonio è differente e vario da individuo a individuo.”
“Così anche lei, a pieno diritto, ha il suo piccolo mondo interiore, che a questa età si sta affacciando nella sua esistenza.”
“Luca, essere schiavo di un altro uomo, non sarà forse la mancata accettazione del suo essere gay?”
“Provi a pensarci con calma.”
“Rifletta e ritorni con la mente a tutti i sogni e alle fantasie sessuali che mi ha raccontato in questi mesi.”
“Non è poi così improbabile o azzardata questa analisi.”
“Anzi direi abbastanza semplice, non trova?”
“Lei non si approva e quindi si punisce, si umilia, si fa calpestare, lascia il suo esistere nelle mani di un uomo che lei vede come una sorta di dio terreno da adorare.”
“Un idolo moderno, con tutto il suo corredo di stereotipi alla moda, da venerare.”
“Ma che lei ovviamente non potrà mai raggiungere, perché non è all'altezza.”
“Perché lei è convinto di non valere niente, arrivando persino a sostituirlo in sua assenza con i feticci tipici di ogni trattato di psichiatria.”
“I piedi, le scarpe, gli indumenti intimi del suo padrone...”
“Cosa sono, Luca, se non delle ancore di salvezza a cui aggrapparsi al bisogno?!”
“Luca, rifletta davvero questa volta sulle mie parole, e la smetta di sognare ad occhi aperti.”
“Per il nostro prossimo incontro, la prego di ragionare seriamente su quanto le ho detto.”
Io:”dottoressa, ha ragione, le prometto che cercherò di essere razionale e di lasciare queste follie ai sogni della notte.”
“Luca, cerchi piuttosto di imparare a conviverci con serenità, perché queste illusioni fanno parte di lei.”
Sulla porta dello studio stringo la mano alla dottoressa, dandoci appuntamento alla prossima settimana.
Scendo a piedi le scale del palazzo così da poter riflettere e ancora sono turbato.
Tutto un sogno dunque!
Tutto frutto della mia mente!
Tutto una fantasia!
Esco e sono nella folla.
Solo! Ancora una volta solo!
Una fiumana che quasi mi scavalca.
Un passo e senza volerlo inciampo e per un pelo non vengo investito da una grossa moto nera ruggente.
Mi rialzo e cerco di scusarmi per l'imprudenza con il centauro.
Neppure una parola da sotto il casco scuro.

Il tempo sembra infinito in quei rapidi secondi.
Solo il rombo del motore e lo “sgasare” nervoso,mi riportano al presente.
Osservo meglio il motociclista e noto che ha qualcosa di famigliare.
Giubbotto in pelle, sotto cui si intravede una maglietta bianca.
Jeans attillati e ai piedi un paio di Dr Martens nere, lucidissime.
Tremo...
Ma non è tutto frutto della mia mente?
La sua destra tiene in pugno un secondo casco e me lo lancia con forza.
Riesco a pararlo incassandolo nel petto.
Una sola parola è necessaria:”sali!”
E con un rombo potente della sua Kawasaki W80, divoriamo l'asfalto che ci separa dalla realtà.




Schiavo Luca

Nessun commento:

Posta un commento