domenica 11 dicembre 2016

LA CASTRAZIONE

Capitolo 36


Oggi il mio padrone torna a casa presto dal lavoro.
Ed ecco infatti le sue chiavi girare nella serratura ed entrare.
“Schiavo”, mi apostrofa,”mi aspettavi?”
“Proprio come un cagnolino?”
Ed io:”signore, mi aveva detto che avrebbe anticipato il rientro, per cui mi sembrava farle cosa gradita, essere ai suoi piedi appena entrato in casa.”
E così mi inchino a terra e bacio le sue bellissime Adidas Stan Smith bordate in verde, nuove di zecca e alla loro prima uscita.
In verità le scarpe nuove, non mi hanno mai dato molta soddisfazione, poiché ancora prive di personalità, ma certamente il mio signore bellissimo saprà imprimere ben presto su di esse il suo inimitabile carisma.
Intanto il mio padrone mi parla:”diventi ogni giorno più bravo e ubbidiente.”
“Bravo, oggi mi sento di premiati.”
“Di solito non faccio altro che punire i tuoi errori, ma si vede che a forza di battere, anche il ferro si piega. Non è vero, schiavo?”
“Ha perfettamente ragione, padrone!”
“Ieri sera ti ho lasciato giocare con le mie vecchie sneakers bianche e che ormai andranno in pensione.”
“Ho deciso di regalartele, perché tu possa sempre trovare in esse il senso della tua esistenza.”
“E vediamo se sei preparato, schiavo...”
“Quale è il senso della tua vita?”
“Signore”, candidamente,”ma è lei il senso della mia vita. E servirla il mio più grande onore.”
Così mi inchino fino ai piedi del mio re, per significare maggiormente la mia affermazione.
Lui è compiaciuto ed esaltato dal mio remissivo abbandono.
Intanto lo accolgo come se fosse un monarca.
Ero in ginocchio ed ora prendo la sua ventiquattr'ore in pelle e la appoggio amorevolmente in studio, mentre lui sorridente mi osserva.
Nella mia testa penso: il mio signore deve avere avuto una buona giornata oggi.
Che bello poterlo vedere rilassato. Fosse sempre così!
Prendo le sue ciabatte dalla scarpiera e mi avvicino a lui per compiere il mio dovere di servo.
Ma lui con un cenno mi ferma e mi dice:”prima ci sono cose più urgenti, è da ore che devo pisciare e adesso è venuto il momento.”
“Schiavo, in ginocchio e apri bene la tua bocca.
Non fiato e pieno di esuberanza mi metto in posizione.
Il mio padrone, apre la patta dei suoi jeans, estrae il suo morbido pene e lo appoggia sulla mia lingua con delicatezza.
Non è profumato, ma dopo ore di lavoro è normale.
E per me è meglio, anzi una gioia, poterlo prima pulire e poi svuotare.
Sono proprio un “pisciaturo” come mi definisce il mio padrone.
Intanto, senza attendere, il mio re ha già cominciato a urinare nella mia bocca e velocemente devo provvedere a questo improvviso inatteso.
Immaginavo mi avvertisse, invece il mio padrone si è voluto divertire facendomi questa sorpresa.
Ma sono talmente goloso che non attendevo altro e la mia gola onora il suo più alto servizio e inizio a tracannare il liquido prezioso che mi viene offerto generosamente.
Ormai questo momento si consuma rapidamente essendo diventato una prassi ordinaria.
Ma in me rilascia sempre un grande senso di appartenenza e pienezza.
Pienezza che sento anche nel mio stomaco colmo delle urine del mio padrone.
Il mio signore estrae il suo pene dalla mia bocca e lo sgocciola trastullandolo sulla mia lingua.
Fa per rimetterlo via, quando una strana voglia lo assale.
“Schiavo”, prendendomi la testa tra le sue mani,”che dici, ti andrebbe anche un po' di sperma?”

E si risponde da solo:” ma certo che ti va!”
“Ho una gran voglia di scoparti la gola!”
“Signore”, rispondo estasiato,”oggi mi vuole portare in paradiso, con tutte queste attenzioni?”
“Certo che lo desidero.”
“Grazie mio signore.”
Lui ride, ben sapendo che la sua cortesia era solo ironica, poiché io gli appartengo e lui può fare di me tutto ciò che vuole.
Così ora è il turno della mia gola.
Senza indugio, il cazzo del mio re è di nuovo sulla mia lingua.
Eccito il glande in modo da farlo diventare ben presto duro e turgido, carnoso e pieno.
Poi lo accolgo nel calore della mia bocca e lo sento che convulsamente, quasi venisse gonfiato, si ingrandisce e prende corpo e potenza.
Una forza che troverà presto la sua soddisfazione andando a sfondare la mia gola.
Il padrone mi ha schiacciato come un oggetto contro i mobili della cucina con la testa ancorata al piano in marmo, da cui non posso muoverla.
La posizione è innaturale e dolorosa, ma mi rendo conto che è ottimale perché la mia bocca si trovi all'altezza giusta per accogliere il membro del mio signore.
Non conta la mia scomodità, quanto il benestare e il piacere del mio signore.
Che non si fa desiderare.
Il suo cazzo ora è davvero grosso e punta dritto in gola.
Scende strisciando sulla lingua, come se fosse su uno scivolo, fino ad una porta stretta stretta che avverto nella mia gola frenarne la discesa.
Il membro del mio signore si ferma qualche istante, godendo già della sofferenza che provocherà lo sfondamento delle morbide mucose che lo circondano.
La mia testa è immobile e non può arretrare.
E questo il mio padrone lo sa fin troppo bene.
Un colpo secco e il glande oltrepassa la gola e scende ancora fino a quando il mio naso si immerge nella peluria del suo pube.
Oltre non è possibile andare, anche se devo comunque onorare il mio signore in quanto possiede un sesso di tutto rispetto.
Ed ora è interamente dentro di me.
È dolce il mio padrone nel muoversi all'interno del mio corpo.
Forse sa che, essendo totalmente bloccato contro il marmo della cucina, ogni suo movimento è un trauma per il mio organismo.
Ma questa è una mia pia illusione.

In verità il mio signore si sta godendo la mia ospitalità, e lo sento dai suoi lievi lamenti, per poi muoversi a tempo debito.
Ormai conosco la prassi e le abitudini del mio proprietario.
Il suo ginocchio preme contro il mio stomaco per inchiodare il mio corpo al muro, mentre il capo è bloccato dalla sua forte mano destra, premuto sul marmo della cucina.
Mi sento quasi come un pollo che verrà farcito di ripieno, ma che, per il momento, giace su quello che sarà il suo piano operatorio.
Il mio padrone ora è pronto, lo sento dai suoi muscoli tesi, dal turgore del suo pene nella mia bocca, dalla voglia che trasuda dal suo sguardo, dal suo odore che sa di sesso.
Io sono imbambolato e con lo sguardo fisso il viso del mio padrone.
Sono tutto suo.
Lo amo sopra ogni cosa.
E quando si è così innamorati si è disposti davvero a tutto.
Intanto il mio padrone mi sta penetrando la gola entrando e uscendo meccanicamente.
Ogni movimento diventa sempre più concitato e violento, tanto che la bocca e il naso iniziano a farmi male per i colpi inflitti dal bacino del mio signore contro i mio viso.
Ma d'altronde non c'è nulla da fare.
Il suo piacere necessita dei sacrifici: miei logicamente!
E io sono fiero di soffrire per il godimento del mio padrone.
Intanto i colpi del mio signore sono diventati più forti e profondi.
Cerco un respiro minimo, ma che a volte è insufficiente e ansimo convulsamente, come se stessi ossigenandomi attraverso lo stomaco.
Sono in debito di aria, invoco solo che il mio signore venga rapidamente.
E forse la mia preghiera viene ascoltata.
La sua voce è leggera mentre sento:”Vengo! Vengoooo!”
La mia gola si riempie del seme del mio padrone che grandiosamente mi invade e allaga.
Il pene allenta la sua morsa e lentamente esce.
Lo accompagno con un movimento docile della mia lingua, quasi a pulirlo ulteriormente e poi lo lascio uscire stringendolo tra le labbra per asciugare eventuali residui.
Il mio padrone è su di me e il suo viso stanco a pochi centimetri dal mio sottostante.
Mi libera il collo dalla morsa della sua mano e mi accascio a terra ai suoi piedi.
Dopo poco sento la punta delle Adidas del mio padrone farsi strada nel mio intimo a ricercare il mio sesso.
La sua voce mi anima e da speranza, anche se non capisco che cosa voglia fare di me.
“Spogliati, schiavo!”Ordina.
“Voglio vedere il tuo misero cazzo!”
Ubbidisco e sfilo rapidamente calzoncini e slip.
Il mio sesso è bagnato e pieno di liquido spermatico.
Il mio padrone se ne accorge e ride dicendo:”sei proprio una bestia!”
“Ma certe cose vanno fatte per bene, schiavo, non si può lasciarle a metà.”
“Dico male, mezza sega?”
“No signore, ops, si signore...”
“Mi scusi signore.”
“Ha ragione signore.”
“Distendi a terra quella misera pelle del tuo cazzo, vedrai che ci penso io a completare l'opera!!!”
Non appena il mio pene è steso al suolo il mio padrone vi poggia sopra il suo piede dentro le sue nuove Adidas.
Lo schiaccia appena, ma senza farmi male, e inizia così a masturbarmi muovendo il suo piede sopra il mio membro.
Mi dice:”ieri sera su YouTube ho visto proprio un bel porno e adesso vediamo se riusciamo a metterlo in pratica anche noi.”
“Sono sicuro che poi mi sarai grato, schiavo.”
La suola zigrinata intanto striscia sopra il mio glande che, dopo il primo giro di giostra, in cui riconosco un vero piacere, sento che inizia ad irritare la pelle.
La masturbazione continua con la suola che sembra scavare nella mia carne.
Il mio padrone si accorge subito dall'attrito tra suola e pelle che sto subendo un vero e proprio scorticamento, ma questo non lo ferma, anzi lo eccita ancor di più.
Il dolore è intenso e fortissimo, ma cerco di resistere per la soddisfazione del mio signore.
Lui, imperterrito continua la sua diabolica tortura e si stupisce del perché io non sia già venuto con un bello spruzzo di sperma, come nella clip di YouTube.
E mi dice:”schiavo di merda, perché non vieni? Non ti eccita a dovere il tuo padrone?”
Io vorrei implorare pietà e porre fine a questo supplizio, poiché al dolore e al sangue, mai potrò eiaculare per il piacere del mio signore.
Il mio viso deve essere una maschera di sofferenza, ma questo non frena il piede del mio padrone, che mi sta distruggendo muovendosi furiosamente.
Devo escogitare qualcosa e velocemente!
Così mi appello inventando una scusa plausibile.
“Signore, signore, la prego!”
“Non riuscirò mai a venire, deve perdonarmi, è colpa mia!”

E sembro credibile in questa mia menzognera interpretazione.
Lui:”come sarebbe a dire, schiavo?”
Con le lacrime agli occhi:”si signore è colpa mia se non riesco a venire, perché mi sono masturbato da solo ieri sera eccitandomi con le scarpe che mi ha regalato!”
“Lo so, ho fatto una cazzata!”
“Non potevo, non ero autorizzato.”
“Mi perdoni la prego.”
In questo momento ho le lacrime agli occhi.
Il mio padrone è furibondo:”dici bene schiavo, non eri autorizzato!”
“E sai che non ti devi toccare... altrimenti...”
Al limite delle lacrime:”Signore, la prego, era così forte la tentazione con le sue vecchie scarpe nelle mie mani che...”piagnucolo.
Il mio padrone tace.
Poi nel silenzio tra noi ordina tonante:”alza quel cazzo sanguinante dal pavimento! Subito!”
Solo toccarlo così spellato, mi provoca un dolore terribile.
“E tienilo ben sollevato!!! Chiaro!!!”
In quel mentre il suo piede destro si schianta sui miei testicoli centrandoli perfettamente.
Grido, devastato da un dolore che non ha senso.
Grido il mio gemito ferito nel corpo e nell'anima.
Grido e la mano del mio padrone mi tappa la bocca.
Grido ancora ma la mia voce si spegne nel palmo del mio signore.
Mentre la suola della sua scarpa sta uccidendo la mia virilità premendo con una forza inaudita.
Il male mi attanaglia dappertutto. Ho persino la nausea e vorrei svenire per non sentire il male.
Il mio padrone non lascia la presa e penso che voglia fare esplodere i miei testicoli.
Non so cosa troverò là sotto.
Tremo al pensiero.
Poi il mio dramma sembra aver fine.
Il mio signore solleva la scarpa lentamente e con essa i miei testicoli che sono rimasti spiaccicati e incollati sotto la suola.
Ruota il piede lateralmente per vedere la sua opera:”che schifo, cazzo!!!”

Guarda schiavo, le mie scarpe nuove!!!”
E sotto la suola bianchissima una larga chiazza di sangue riempie le fenditure di gomma e il marchio Adidas.
Chiedo perdono con un ultimo afflato.
“Leccherò via il mio sangue, signore.”

Le sue scarpe torneranno come nuove, può stare tranquillo.”
Lui:”spero ti serva di lezione per una prossima volta!”
Poi, guardando meglio ciò che resta del mio sesso e illuminandosi sprezzante:”se mai potrai avere una prossima volta!”




Schiavo Luca

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