venerdì 9 dicembre 2016

INGOIA E BEVI

Capitolo 34


Questa mattina al mio risveglio ho trovato una novità alquanto strana e un biglietto del mio padrone con scritto:INGOIA E BEVI!!!
Così, sul mobiletto a fianco del wc ecco una pastiglia bianca e un bicchierone che sembra contenere birra con tanto di schiuma.
Ma so già che non sarà birra, e in questo caso ringrazio il mio signore bellissimo di questo dono inaspettato.
La pastiglia...
Quella invece mi preoccupa.
Lo devo ammettere.
E piccola e davvero minuscola, quasi fatico a prenderla tra le dita, ma potrebbe celare di tutto al suo interno.
Una droga, un veleno, un antidepressivo? Cosa?
Il mio signore sa che non sto bene in questo periodo e conosce i miei turbamenti.
Forse è il suo modo per prendersi cura del suo schiavo devoto.
In fondo, mi illudo, io credo di essergli utile, di rendergli dei servizi necessari, di sgravarlo da pesi che non si confanno ad un signore.
Voglio essere positivo e avere fede nell'amore che mi lega al mio padrone.
E in fondo che alternativa ho, sono uno schiavo e se il mio signore ordina :INGOIA E BEVI, quello è il mio destino, qualunque esso sia.
Così ingoio!
La pastiglia è tanto piccola che è già scivolata in gola e giù nello stomaco.
La mia gola è già talmente dilatata dalle penetrazioni orali a cui il mio padrone mi sottopone regolarmente, che la pastiglia è sparita in un batter d'occhio.
Ora resta il bicchierone da trangugiare.
Lo avvicino alle labbra, e come immaginavo è un calice pieno fino all'orlo delle urine del mio signore.
Ne aspiro l'aroma e sento ancora il lieve tepore attraverso le pareti del bicchiere di plastica trasparente.
Ora la mia ubbidienza si fa puro piacere e inizio a bere il piscio del mio padrone, come se fosse la bevanda più preziosa al mondo.
E per me lo è davvero!
Bevo e mi soffermo a gustare il sapore acre e forte, acido e capace di bruciare le mie mucose.
Bevo e godo allo stesso tempo.
Bevo e mi ubriaco del piacere che mi invade.
Sollevo il bicchiere controluce per vedere il colore: giallo paglierino, dorato, limpido, con dei filamenti di sperma e muco che galleggiano.
Lo amo e lo desidero ardentemente.
Bevo di un fiato tutto e rimpiango subito dopo la mia ingordigia.
Ma è fatta.
Una parte, se pur uno scarto del suo organismo, è dentro di me.
Ho il cuore che mi batte all'impazzata e non capisco se è per l'emozione che suscita in me questa illusione, oppure è un effetto collaterale della pastiglia che ho appena ingoiato.
Lavo il bicchiere e bevo anche l'ultimo residuo di urine che era sul fondo.
Poi...mi sento strano...come accaldato e inizio a sudare freddo.
Le immagini si sdoppiano, il bagno comincia a girarmi attorno come se fossi nel mezzo di un uragano.
Il pavimento sparisce da sotto i miei piedi sgretolandosi.
“Aiutooooo!!!”
Strillo a gran voce, ma nessuno mi sentirà, sono solo a casa.
Forse è solo un'allucinazione, ma io ci sono dentro e devo sopravvivere.
I mobili si staccano dalle pareti e hanno delle facce orribili.
Vogliono divorarmi, strillo, muoio di paura.
Con i piedi cerco di arretrare, ma sono già schiacciato contro la parete.
Il pavimento del bagno pian piano sta scomparendo, lasciando un vuoto di cui non vedo il fondo.
Mi arrampico aggrappandomi agli elementi appesi alle pareti, ma il vortice è mostruoso e mi trascina follemente come se fossi dentro a un tritacarne.
Il vento mi strappa i vestiti e mi stanca al punto da farmi dolere nella presa.
Le mani iniziano a sanguinare e temo che dovrò cedere e lasciarmi inghiottire.
Ma senza darmi il tempo di scansare l'urto, uno dei tanti oggetti per aria, mi colpisce alla testa e perdo conoscenza.
Poi è tutto nero, non ricordo più nulla salvo il mio risveglio, tramortito e ancora sconvolto per l'accaduto.
Sento delle voci lontane, non distinguo esattamente i loro discorsi.
Ma sono linguaggi familiari, suoni che mi fanno capire che forse sono al sicuro.
...“Te lo avevo detto che quella roba era pericolosa, abbiamo fatto bene a non fidarci di quel ricettatore l'altra sera.”
...“Guarda come mi ha conciato quello straccio dello schiavo...potevamo esserci noi al suo posto, cazzo!!!”

...“Per fortuna ti è venuto in mente di usare lui come cavia.”
...“Cosa credevi che mi sarei calato quella roba a caso”

...“Merda! Merda! Merda!”
Tutto è confuso nella mia testa, no, non ricordo bene cosa sia successo.
So soltanto che ho un gran mal di testa e una ferita sul capo che già sento rimarginata in un grumo di sangue rappreso.
Pian piano riprendo conoscenza e capisco di essere in bagno.
Davanti al mio viso a pochi centimetri dalla mia bocca due paia di scarpe che conosco molto bene.
Le Converse bianche del mio padrone e i mocassini Tods in pelle scamosciata di Gio, l'amico fidato del mio signore.
Senza troppa fatica riesco distintamente a sentire i loro differenti umori e profumi.
Ma questo momento di privilegio dura poco, poiché entrambi si sono accorti che ho riaperto gli occhi e mi sono ripreso.
Il mio padrone mi colpisce leggermente il viso con le sue bellissime Convers e mi chiede come mi sento e se riesco ad alzarmi.
Sento Gio che sottovoce suggerisce al mio signore che forse dovrebbero aiutarmi ad alzarmi.
Ma il mio signore minimizza:”vediamo prima se ce la fa da solo.”
“Non ho voglia di raccogliere questa pezza da piedi.”
“Che si arrangi!”
Così mi alzo con le poche forze che mi restano e mi metto in ginocchio davanti a loro col capo chino a terra, come di chi ha commesso un guaio.
E chiedo al mio padrone:”signore, cosa mi è successo?”
“Mi sento sottosopra.”
Il mio signore bellissimo è sicuro di se e probabilmente ha già pensato a tutto e mi risponde:”schiavo, sei svenuto in bagno e cadendo ti sei tagliato sulla testa.”
“Se non ci fossimo stati noi, probabilmente saresti morto dissanguato.”
L'amico del mio padrone ha uno sguardo sbigottito, ma non ci faccio troppo caso.
In questo momento sto male e ho paura di dover vomitare.
Il mio padrone capisce il mio stato, prende la mia testa con le sue grandi mani e me la preme nel wc fino sul fondo.
Con lo stomaco così sconvolto a cavalcioni dell'asse del wc, ci metto davvero poco a rimettere anche l'anima che ho dentro.
Ma il mio signore è sadico e prima di risollevarmi tira lo sciacquone in modo da lavarmi il capo completamente e farmi rinsavire del tutto.
Mi dice:”una bella rinfrescata non può che farti bene, schiavo!”

Puzzi di vomito, fai schifo.”
Io:”mi perdoni Signore.”
Riemergo e mi asciugo, poi guardo distrutto il mio signore e il suo amico.
Oso:”perdonatemi vi prego, non so cosa mi sia successo.”
“Mi rincresce aver creato dei problemi.”
Il mio padrone e il suo amico si allontanano ridendo tra loro.
Sento Gio dire:”sei proprio sadico con quel poveretto. Ti ha praticamente salvato la vita e tu, dopo averlo quasi ammazzato, ancora lo torturi.”
“Ma che ti ha fatto?”
Il mio padrone:”Gio, ma che cazzo dici.”
“Che te ne frega di quella merda.”
“È solo uno schiavo, non è niente!”
“Di che ti preoccupi.”
Gio voltandosi verso di me:”ma non vedi come ti guarda?”
“Sembra un cane bastonato.”
“E più lo tratti male più ti ama e ti cerca.”
“È pazzesco!!!”
Il mio padrone mi osserva:”hai ragione, non è una cosa meravigliosa?”
“Posso fare di lui tutto quello che voglio. E lui striscerà comunque ai miei piedi.”
Gio:”Stai attento, perché quel ragazzo è innamorato di te seriamente.”
E il mio signore, ridendo se ne va alzando le spalle.
Io mi sollevo, ma ancora barcollo.
Sul lavandino vedo appoggiata una piccola pastiglia bianca.
La mente mi si illumina di colpo: ecco cosa dovevo fare, ricordo un messaggio:INGOIA E BEVI!!!
Ma certo!
Dovevo prendere questa pastiglia, su ordine del mio signore, ma prima devo essere svenuto, senza riuscire a ingerirla.
Così ubbidiente, ingoio e bevo.




Schiavo Luca

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