domenica 25 dicembre 2016

CORSO DI AGGIORNAMENTO

Capitolo 41


Sabato pomeriggio e partiamo per Parma.
Ormai siamo alla resa dei conti.
Tra poco il mio padrone mi riconsegnerà nelle mani crudeli del mio addestratore perché io possa fare il mio “corso di aggiornamento”.
Purtroppo per me, so già in cosa consisterà questo addestramento aggiuntivo.
Ma tutto è già stato deciso dal mio signore di concerto con il mio addestratore che immagino mi stia aspettando a "braccia aperte".
Il mio padrone intanto è tutto eccitato mentre pigia il suo piede sull'acceleratore e la sua bellissima Audi Q5 aggredisce l'asfalto e il mio stomaco arriva in gola.
Qualcosa mi dice che sarà un viaggio breve, ma intenso.
Fortunatamente il mio signore ha deciso di farmi sedere al suo fianco e non accartocciato nel porta bagagli, peraltro minuscolo.
Siedo alla destra del mio signore e lo ammiro, lo adoro, lo amo.
Non ci sono diversi modi per descrivere il mio sentimento: è totalizzante e mi rende felice, nonostante io stia annegando in un mare di angoscia.
Mi dice:”dopo tanti sacrifici, non sei emozionato di rivedere il tuo addestratore?”
Si, perché in effetti il viaggio è stato preceduto da una serie di operazioni preparatorie di cui alcune davvero poco simpatiche.
Il mio addestratore infatti mi ha ordinato una rasatura totale di ogni pelo del corpo, in modo da essere liscio come una donna.
Ciò sicuramente per rendere più dolorose alcune torture e facilitare eventuali medicazioni estemporanee.
Inoltre un uomo senza pelo, che uomo è?
Non è più un maschio, ma un fantoccio, una femminuccia.
Che in questo caso ha le mie fattezze.
Dopo la depilazione è stata la volta di una bella pulizia esterna e soprattutto interna per mezzo di un grosso clistere depurativo di due litri col quale ho svuotato completamente il mio intestino tra dolori e crampi che non mi hanno ancora abbandonato completamente, ma che cerco di sopportare in silenzio.
Dopo il clistere salino, un messaggio sul cellulare del mio padrone, gli ha chiesto come ultimo atto preparatorio, di indurmi più volte il vomito perché svuotassi anche lo stomaco.
E questo è stato forse il passaggio più difficile, poiché in tal senso sono mio malgrado abbastanza forte.
Il mio proprietario però si è adoperato con tutta la sua astuzia per prepararmi a puntino.
Dopo aver provato ogni mezzo, arrivando ad infilarmi in gola di tutto tra cui anche un lungo attrezzo che usa per rabboccare l'olio della sua moto, alla fine è stata sufficiente una telefonata.
Si, una telefonata a Giada che, dopo essere arrivata in soccorso del mio padrone ed aver compreso il problema, ha lasciato, con sua somma grazia, tutta la situazione nelle bellissime mani del mio signore.
E ciò nel vero senso della parola!
Così, mi sono ritrovato con la testa tra le gambe divaricate di Giada e col naso a pochi centimetri dalla sua “fica odorosa”.
E forse già questa esposizione prolungata avrebbe sortito l'effetto sperato, se solo fossi rimasto lì a studiare da vicino un po' più a lungo "l'origine del mondo".
Tuttavia il mio padrone andava di fretta.
Aperta e penetrata dalle dita del mio signore, la vagina di Giada inizia a sciogliersi in una soluzione gelatinosa che lui raccoglie in un bicchiere sottostante.
Allungata dalla saliva di entrambi, più volte rabboccata a forza di sputi, alla fine il mio cocktail è pronto.
Il mio padrone e la dea si godono la scena, mentre io devo ingurgitare quel beverone terrificante e dal puzzo indescrivibile.
Persino loro, che ne hanno elaborato la ricetta, faticano a guardarmi disgustati.
Il mio signore intanto “filma” la mia performance, per poi inviare il video al mio addestratore.
Il bicchiere è maleodorante e melmoso.
Il mio padrone mi comanda:”ciak si gira! Bevi schiavo!”
Io non posso venire meno.
Mi avventuro e inizio ad ingoiare, ma il contenuto è tanto denso che si ferma in gola.
A questo punto cerco il respiro che si mescola degli umori vaginali di Giada.
Il conato di vomito è istantaneo e mi tuffo nel wc con tutto il capo svuotando fino alla fine ogni minimo residuo di cibo presente nel mio corpo.
Il mio padrone intanto se la spassa ridendo con Giada, complimentandosi con se stesso per quella perfida idea che ha permesso di raggiungere l'obbiettivo.
Ovviamente poi la dieta a seguire è stata ferrea.
Acqua, nulla di più.
Così ora sono qui, a fianco del mio signore, sulla sua Audi sportiva, ma ancora sottosopra e più vuoto delle mie tasche.
Il mio padrone guida con disinvoltura e parla al cellulare con i suoi amici, tanto che la mia presenza è irrilevante, tranne quando, arrivati all'autogrill, facciamo sosta.
Il mio signore odia i bagni pubblici, ma per fortuna ha il suo schiavo che all'occorrenza diventa il suo pisciatoio personale.
Nascosti sul retro, eccolo abbassare la zip dei suoi jeans e infilare il suo membro nella mia bocca.
Tutto è molto veloce e meccanico.
Io bevo avidamente e pulisco ogni goccia.
Ormai non temo rivali e sono felice di servire il mio padrone al meglio.
E anche lui è soddisfatto del mio operato.
Lo capisco senza ulteriori commenti da parte sua.
Si riparte e dopo poco in serata siamo a Parma.
Intanto il mio cuore è gonfio di agitazione.
Penso a mille cose e non so nulla su ciò che mi attende.
Il mio signore guida ed è silenzioso.
Anche lui sarà assorto nei suoi pensieri?
Chissà a cosa pensa un uomo come lui?
Quali interrogativi muovono il suo cervello?
Io non posso certo capire, ma solo ammirarlo di sfuggita, sprofondando nel sedile che sembra inghiottirmi tanto è morbido e accogliente.
E come è vera e reale la differenza tra noi.
Lui, il mio padrone, bello, potente, fiero e orgoglioso alla guida di un bolide per cui tutti ci ammirano invidiosi.
Io, da solo, un miserabile che elemosina il fango calpestato da altri uomini per sopravvivere.
E chino il capo verso le gambe, perché il mio signore non veda le lacrime che stanno rigando il mio volto e scavando la mia anima.
Ormai ho imparato a piangere senza farmi sentire.
Un lamento che grida solo dentro me stesso, ma che si spegne senza disturbare nessuno.
Il mio signore per primo, che ha diritto di godere una vita degna di tale nome.
Parma!
Il cartello autostradale mi salva dai miei pensieri.
“Ci siamo!”esordisce il mio padrone.
“Schiavo prendi il mio cellulare e avvisa il tuo addestratore che siamo arrivati.”
Squilla a vuoto...
Poi la sua voce severa incontra la mia:”Bene, ti stavo aspettando!”
Balbetto e chiudo la comunicazione restando in silenzio.
È scuro fuori dal finestrino e notte fonda nella mia anima.




Schiavo Luca

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