giovedì 15 dicembre 2016

COCK CAGE

Capitolo 39


Oggi è una giornata particolarmente impegnativa.
Il mio signore infatti questa sera ha ospiti e mi ha comandato di occuparmi di tutto ciò che riguarda una speciale accoglienza per i suoi amici della squadra di calcetto di cui è capitano.
Non ci vuole molto ad immaginare quanto io sia agitato per l'evento.
Principalmente perché devo assolutamente far fare bella figura al mio padrone, e poi perché vedrò girare per casa una dozzina di bellissimi ragazzi forti, affamati e odorosi di sesso come è tipico di questa età.
Un odore che conosco fin troppo bene e che invade le mie narici ogni volta che raccolgo da terra gli slip usati del mio padrone o mi adopero per svuotare la sua sacca da ginnastica.
Un profumo, lo definirei, perché mi ci immergo pienamente come nella più deliziosa fragranza di bouquet.
È l'odore della gioventù, di quella arroganza che fa credere ai giovani uomini di essere immortali.
Un'essenza che li richiama l'un con l'altro, a cibarsi di quella sicurezza che ostentano, ma ancora non posseggono.
Godo di quell'aroma e me ne nutro, finché posso.
Ma per il momento la mia mente deve essere concentrata sulla preparazione della serata e dimenticare tutti questi pensieri "filosofici".
Corro tutto il giorno per occuparmi di ogni incombenza, dal cibo alla spesa, alla birra, che ovviamente non deve mancare!
Ne porto a casa due casse in modo da essere sicuro che i ragazzi ne abbiano in abbondanza.
Poi sistemo ogni cosa, cucino e preparo la casa spostando qualche mobile del soggiorno per fare spazio alla truppa di baldi giovani scatenati.
Non è la prima volta che il mio padrone ospita i suoi amici, pertanto so esattamente cosa devo fare e cosa si aspetti.
E penso, forse presuntuosamente, che il mio signore sia sereno nell'avermi affidato questo compito.
Così la mia giornata si consuma rapidamente e mi trovo nel tardo pomeriggio senza essermi riposato un solo istante.
Ma d'altronde è giusto così, sono uno schiavo, una sorta di animale da fatica e quindi devo lavorare per il mio signore.
Nel frattempo è arrivato il mio padrone dall'ufficio, bellissimo come sempre e raggiante, poiché immagino stia già pregustando la serata con i suoi compagni.
Mi prostro ai suoi piedi, li bacio in segno di saluto e lo rassicuro circa i miei sforzi per rendere la sua festa impeccabile.
Lui osserva tutto e si sincera che abbia davvero la situazione sotto controllo poi mi dice:”schiavo, mi sembra che sia tutto ok!”
Orgoglioso mi sento davvero gratificato dal mio padrone e, nel prendere in consegna la sua ventiquattrore, gli lascio la sacca per il campo già pronta con tutte le sue cose pulite e ordinate.
Sta per uscire quando all'improvviso:”schiavo, mi stavo dimenticando il tuo regalo!”
Io resto impietrito e immobile davanti al mio re, mentre lo vedo aprile la valigetta ed estrarre un pacchetto di cartone.
Mi dice:”pensa che arriva nientemeno che dalla Cina.”
“L'ho ordinato apposta per te da tempo e finalmente è qui!”
“Anzi, direi che possiamo anche vedere se funziona a dovere.”
E mentre lo dice sì toglie il giubbotto in pelle, mostrando i suoi pettorali scolpiti, tenuti a bada malamente da una maglietta bianca finissima.
Io mi sento davvero una nullità davanti al mio signore e non riesco a dissimulare un piacere che si allarga in mezzo alle mie gambe.
Ma taccio e attendo il mio padrone che sta scartando con le sue lunghe dita il mio "regalo".
Intanto mi parla:”non aspettarti nulla per te ovviamente, sei soltanto uno schiavo e non devi possedere nulla.”
“Si tratta di uno strumento che a questo punto è davvero indispensabile perché io possa continuare ad averti al mio servizio.”
Così la mia mente immagina: forse il mio padrone mi ha comperato un collare con la targhetta per il mio nome, proprio come si fa con i cani.
E questo sarebbe davvero il coronamento del mio sogno.
Un legame fisico e visibile tale da confermare a me stesso e al mondo che io gli appartengo e che il mio padrone vuole marchiarmi come sua proprietà.
Ma la delusione è grande quando, scartato il pacchetto, il mio signore esclama:”ecco qua il tuo nuovo cock cage!”

Confesso la mia ignoranza nel vedere quello strano attrezzo in acciaio inox tra le sue mani, ove riconosco solamente un piccolo lucchetto, come elemento famigliare.
Ma cosa è questo cock cage?
Interrogo il mio padrone con lo sguardo, quasi attendessi una vera e propria rivelazione.
Ed il mio interrogativo è tanto palese che il mio signore mi guarda come se avesse davanti un bambino a cui dover spiegare come funziona la vita.
Mi dice:”che schiappa di schiavo!” “Non sai proprio nulla!”
“Sei davvero tanto ignorante!”
E si gingilla tra le mani quello strano oggetto fino a quando non me lo pone davanti alla faccia in una forma inequivocabile.
“Schiavo!” Mi esorta,”ma non vedi che è una gabbia da mettere sul tuo uccello!?”
“Adesso riesci a capire come funziona o devo farti un corso accelerato?”
Ora è davvero tutto molto più evidente e mi rendo conto che tra poco questo strana macchina di tortura, sarà ancorata ai miei genitali.
Il mio padrone esclama:”schiavo! Nudo!”
Tolgo i pantaloni e gli slip mostrando il mio sesso eccitato al mio signore.
E lui:”forse la taglia che ho scelto per il tuo cazzo miserabile è un po' più piccola del necessario, ma cercheremo di farlo andare bene lo stesso.”
“Poi una volta indossato sarà un problema tuo gestire questa gabbietta.”
E ride sadicamente il mio padrone mentre prova a fare entrare il mio membro nella feritoia in cui verrà serrato.
Ma nulla, bisogna intervenire diversamente.
Il mio signore seccamente mi comanda:”schiavo, porta del ghiaccio e uno straccio!”
Corro e ritorno da lui con l'occorrente.
Il mio padrone prende il ghiaccio e il canovaccio arrotolandolo attorno al mio pene dicendo:”tienilo ben stretto attorno al tuo cazzo fino a quando te lo dico io!”
“Non ho voglia di gelarmi le mani per colpa tua!”
Ubbidisco e dopo poco sento il mio sesso sgonfiarsi e ridursi ad un misero cencio di pelle.
Il freddo mi attanaglia l'inguine, mi sta gelando paralizzandomi, ma abbiamo raggiunto lo scopo.
Il mio padrone pare soddisfatto nel vedere il mio sesso totalmente annichilito.
Ridendo:”che misero cencio!!!” “Mi fai pena!!!”
“Davvero schiavo, mi fai pena!!!”

Mi sento profondamente umiliato, ma va bene così, è il mio destino.
Ora il mio sesso è pronto e il mio padrone non perde tempo.
Inoltre il mio re si è accorto che il cock cage è dotato anche di un catetere che deve essere inserito nell'uretra e che mi permetterà di tenerlo indossato perennemente.
In punta, un piccolo rubinetto, mi consentirà, su ordine del mio signore, di urinare.
Tremo pensando che tra poco il mio padrone attraverserà il mio pene con il catetere fino alla vescica.
Immagino già il dolore, il tubo sembra enorme in confronto al piccolo foro sulla punta del mio cazzo.
Ma non devo attendere molto per scoprire la sofferenza verso cui sono proiettato.
Le bellissime dita del mio signore afferrano il mio glande dilagandolo e trafiggendolo con il tubo di gomma che, lubrificato appena, entra faticosamente sotto la spinta inferta dal mio padrone.
Il dolore è terrificante e sento un bruciore devastante dentro il pene, come se fosse immerso nella benzina.
Fuori il mio sesso è già imprigionato dalla gabbia in acciaio inox e, a manovra conclusa, mi ritrovo spaventato e ansimante.
Il mio padrone è severo ora:”schiavo, ma sei proprio una femminuccia!”
“Che cosa vuoi che sia!”
“Su, un po' di coraggio!”
Detto questo, avvicina l'anello che stringe i miei testicoli al resto del meccanismo, chiudendo il tutto con il lucchetto.
“Ecco fatto!”

E facendo penzolare la chiavetta davanti ai miei occhi dice:”adesso te le scordi le tue belle seghe di nascosto a base di slip usati e calzini puzzolenti!” “merda che non sei altro!”
Ora non ho scampo e il mio piacere sarà davvero soltanto un ricordo.
Ma il mio padrone ha deciso questo per me ed io lo devo accettare.
“Bene!” Esclama il mio signore!
Ora posso finalmente andare al campo.
“Ai miei piedi schiavo!”
E mi inchino a terra, tra i dolori più atroci, perché il catetere è rigido e ancora devo abituarmi a questi nuovi movimenti.
“Schiavo, tra poco torno con la squadra!”
“Ti voglio nudo e metti bene in vista il tuo nuovo regalo.”
“Voglio che lo vedano tutti!”
E sbattendo la porta se ne va, lasciandomi da solo con una tristezza e desolazione inconfessabile.
...

Ore 21.00 suonano alla porta ed in breve la casa è invasa dagli amici del mio padrone.
Loro, inizialmente imbarazzati nel vedermi nudo e con questo strano attrezzo appeso ai genitali, ben presto prendono confidenza e quasi non fanno più caso alla mia umiliante situazione.
Tra loro intravedo gli amici più intimi del mio signore: Gio e Diego che si avvicinano complimentandosi con me, ovviamente in modo sarcastico, per il gioiello che porto in mezzo alle gambe, colpendolo con degli schiaffi.
Il mio padrone deve essersi certamente fatto bello raccontando loro questa sua nuova sadica bravata.
Ma io gli appartengo e pertanto devo accettare questa cocente umiliazione.
Io intanto mi inchino davanti agli ospiti fino a terra: remissivo e ubbidiente, mettendomi a totale disposizione come sempre.
Alcuni mi scrutano, sghignazzando circa la mia condizione, altri sono incuriositi e studiano da vicino la gabbia che imprigiona la mia virilità a stento tenuta a freno.
Gli umori dei ragazzi e la vista di quei corpi mi porta al delirio e il mio cazzo non sente ragioni, si ingrossa e chiede spazio.
Ma il cock cage non concede sconti ed anzi reclama il suo contributo di sofferenza.
Schiacciato e spremuto, il mio membro si contorce strappando i testicoli a cui la gabbia è ancorata.
Il dolore è straziante, ma devo sorridere per gli ospiti e per il mio padrone che mi sta osservando.
Il catetere interno poi mi uccide dal male e temo addirittura mi possa perforare la vescica.
Ma non posso fare nulla se non continuare a servire tartine, pizzette, aperitivi e birre che i ragazzi stanno divorando davanti ai miei occhi, come se la mia presenza fosse la cosa più normale del mondo.
Alcuni, i più audaci, mi scherniscono facendomi cadere a terra, umiliandomi chiamandomi 'puttanella', altri spremendo i miei capezzoli già devastati dalle mani del mio padrone e che presto si arrossiscono di sangue.
Altri ancora, con le loro scarpe, mi prendono a calci contro la mia gabbia, acuendo un dolore già allo spasimo.

Mentre Gio, Diego e il mio signore bellissimo se la ridono tra loro.
Ma tutti si divertono e ciò garantisce il successo della festa.
E il mio padrone è soddisfatto, lo vedo sorridente e orgoglioso del suo potere ammaliatore.
Lo guardo ed io stesso ne sono affascinato, innamorato, estasiato.
Lo sento alzare la voce in mezzo al gruppo dicendo, da buon padrone di casa:”ragazzi se vi serve il bagno, Luca è a vostra completa disposizione.”
E dopo poco il mio signore si avvicina, mi solleva brandendomi per il collo dicendo:”e ora te ne vai nel cesso e ti succhi tutta la piscia dei miei amici è chiaro!?” “Non ne devi perdere una goccia!!!”
Indicandomi le casse di birra ormai agli sgoccioli ride:”vedo che i ragazzi avevano sete.”
“Hai fatto bene, schiavo, a prendere qualche bottiglia in più.”
“Ed ora immagino che anche tu sarai assetato, dopo tanto lavoro.”
Così, mi indica il bagno e mi ordina di accovacciarmi a terra vicino al wc.
Prima di lasciarmi mi rassicura:”ora ci penso io agli ospiti, tu occupati dei loro bisogni.”
E già sulla porta si affaccia uno dei compagni di squadra del padrone.
“Devo pisciare, cazzo!” Esordisce ridendo, mezzo ubriaco.
Il mio padrone:”avanti Zago, sarai il primo a dissetare il nostro schiavo.”
Rivolto a me:"apri bene la bocca e inizia a bere!!!
Così, nel corso della serata tutti o quasi si serviranno di me per le loro funzioni corporali.
Chi con un cazzo esemplare, chi normodotati, altri piccoli e circoncisi, ma tutti passando per la mia bocca, messa per l'occasione a loro disposizione.
Non so dire quanta urina sia scesa quella sera nel mio stomaco, ma se la rapporto alle casse di birra, sicuramente un quantitativo ragguardevole.
Verso le tre del mattino la festa è finita e il silenzio regna nella casa.
A fine serata il mio padrone viene a raccogliermi da terra.
Sono sfinito, maleodorante e pieno fino all'orlo, tanto da non resistere oltre.
Anche il mio signore deve pisciare e non fa certo i complimenti.
Prende la mia testa tra le mani, la schianta contro il muro e piscia dentro di me, senza curarsi di ciò che ho già subito.

Esclama:”non ne potevo più di tenerla in serbo per te!”
Sorridendo:”guarda quanti sacrifici fa il tuo padrone pur di darti da bere!”
Non posso ringraziare il mio padrone perché ho ancora la bocca piena, e non solo...
Il cock cage intanto è ancora chiuso e non posso urinare per liberarmi.
Mi sembra di impazzire e temo di non farcela più a resistere.
Il mio padrone mi fa sedere sopra ad un secchio e finalmente mi permette di aprire la valvola che chiude la mia tortura.
La mia piscia esce lentamente con uno spruzzo sottile e rumoroso di cui provo vergogna davanti al mio re.
Ma anche questo sicuramente fa parte del disegno di umiliazione che il mio signore aveva già in serbo per me.
Finisco di svuotarmi riempiendo il secchio e mi sento un uomo libero, se pur i miei genitali, d'ora in avanti, saranno chiusi in gabbia.
E la mia prigionia nelle chiavi strette nel pugno del mio padrone.




Schiavo Luca

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