sabato 26 novembre 2016

UN NUOVO GIOCO PER IL MIO SIGNORE

Capitolo 27


Oggi il mio signore mi ha chiamato a se dopo pranzo e senza mezzi termini mi ha detto che aveva intenzione di scoparmi e di prepararmi opportunamente perché mi voleva perfettamente pulito dentro e fuori.
E infatti, dopo circa mezz'ora eccolo avvicinarsi minaccioso e possente, con quel suo petto muscoloso e virile scoppiare dalla canotta, a mettere in risalto il suo fisico massiccio.
Lo ammiro è vero!
Ne sono innamorato!
Lui lo sa molto bene e sfrutta questa mia debolezza.
“Schiavo”, mi apostrofa, “in posizione!”
“Ho proprio voglia di culo oggi!”
“Ho voglia di sfondartelo, di farti male e di godere alla grande!”
“E sono sicuro che il tuo culo non vede l'ora di servirmi, non è forse vero?”
Io, piccolo come una formica ai suoi piedi, rispondo:”padrone, il suo piacere è il mio unico pensiero.”
“Faccia del mio corpo quello che desidera.”
“Bravo schiavo, mi piace la tua rassegnazione, anche se comunque so bene che posso fare quello che voglio di una merda come te.”
“Ho una fila lunga un chilometro di schiavi che vorrebbero il tuo posto.”
“Cosa credi, appena ti avrò consumato del tutto, ti getterò da parte e dovrai istruire il tuo successore a dovere.”
“Poi non servirai davvero più a nulla.”
“Ma per ora sei tu il mio servo e vedi di non fare cazzate.”
“Altrimenti sei finito!”
Stringendomi la sua mano intorno al collo, come se fossi una bestiola pronta per il macello, mi getta sul letto e mi tiene sul bordo, supino e con violenza apre le mie gambe, chiuse per vergogna.
Davanti al mio padrone un poco mi irrigidisco sessualmente, poiché so bene di essere un nulla in confronto a lui e di non valere niente.
Quando poi sono tra le sue mani non ho più il controllo del mio cazzo, che sembra vivere una vita propria e si eccita in modo irriverente e inappropriato.
Vorrei non averlo, vorrei essere senza sesso per il mio signore bellissimo.
Vorrei essere come una bambola forgiata per il solo fine di dare piacere al mio signore.
Un eunuco senza palle e membro come quelli presenti negli harem.
Il mio padrone è violento oggi, mi tratta come se fossi uno straccio senza vita.
Mi tiene fermo sul materasso, premendomi il collo con la sua grande mano.
Ansimo perché il mio padrone mi concede solo un filo di aria sotto la sua presa virile.
Ma vivo per dare piacere al mio re, che in questo momento mi sta osservando come per escogitare un nuovo gioco con cui umiliarmi e di conseguenza godere.
Io gli appartengo per cui devo sottostare ad ogni suo desiderio, senza possibilità di nessuna obiezione.
Ora sono davanti a lui e il suo sguardo è illuminato da una strana luce perversa e che mi inquieta.
Non vedo cosa sta succedendo, lui torreggia su di me, ma sento che le sue gambe si muovono.
Poi, dando un senso al sogghigno disegnato sulle sue labbra, vedo che la sua mano destra impugna la ciabatta, come se volesse usarla per percuotermi.
E forse lo farà.
Ma mi sembra un gioco un po' troppo lieve per gli standard di dolore a cui mi ha abituato il mio padrone.
Il suo piacere in genere prende forma quando il mio corpo inizia a manifestare i segni delle ferite che subisco, come ad esempio il sanguinare dei miei capezzoli o il rossore delle mie mani calpestate furiosamente sotto le sole delle sue scarpe.
Ed in effetti la sua voce da conferma alle mie paure:”schiavo”, tuona, “preparati ad un dolore nuovo!”
“Sposta il tuo miserabile cazzo e lascia bene in vista le tue palle!”
“Vedrai che adesso ci divertiamo!”
Ride il mio signore, ride del suo nuovo, sadico progetto.
Tengo tra le mani il mio pene, che nel frattempo è grosso e turgido e attendo ciò che temo di aver irrimediabilmente compreso.
La ciabatta, nel pugno dal mio signore, si alza sopra la sua testa e mentre la osservo, immagino il dolore che provocherà sulle mie fragili palle.
La forza del mio padrone e la rincorsa si schiantano sui miei poveri testicoli, accompagnate da un suono di pelle percossa.
Il dolore che vivo non si può esprimere, mi dilania le palle e, come una scossa elettrica mi percorre il corpo fino nel cervello e ancora si riflette nel mio occhio sinistro che sembra esplodere dal male.
Vorrei gridare e urlare, ma al mio signore da fastidio che mi lamenti, per cui cerco di ingoiare il dolore che mi è stato servito.
Il mio padrone ride e si compiace di questa nuova tortura che sto subendo per lui.
Intanto la ciabatta del mio padrone riprende la posizione di lancio per un secondo colpo.
Come una paletta per uccidere le mosche, la impugna con cattiveria inaudita, pronto a ferirmi.
E cosa sono io infatti, se non un insignificante insetto in confronto alla potenza del mio signore?
La mano del mio signore è bella e sul polso reca il bracciale in pelle e acciaio che gli ho donato mesi addietro in segno della mia sottomissione.
Vederlo mi eccita e bagna nell'intimo che, così esposto, si scioglie con una leggera bava di sperma, come la scia di una lumaca.
“Godi, schiavo? Ti bagni il cazzo se ti massacro vero?”
“Ti accontento stai tranquillo!”
E la ciabatta compie il suo tragico viaggio, schiantandosi rabbiosa sulle mie palle già rosso fuoco.
Mi sento svenire e penso:quanti colpi avrò meritato?
Quanto dolore desidera infliggermi il mio padrone?
Cerco istintivamente di chiudere le gambe, ma non posso.
Le sue, divaricate, mi impediscono ogni movimento.
“Non ci provare! Troia!” Ruggisce
La ciabatta...intanto...
La ciabatta del mio signore che ho baciato, laccato, pulito con la mia lingua fin sotto la suola.
La ciabatta che ho amato e onorato, ora diventa lo strumento della mia pena.
La mia tortura!
E giaccio senza respiro davanti al mio re, che intanto mi percuote ancora,selvaggiamente.
Non conto più i colpi subiti.
Sono troppo rapidi, in successione sfrenata.
Chiedo umilmente pietà.
Invoco una tregua.
Ma la mano del mio padrone non è soddisfatta e continua a picchiare la suola di gomma rigida sui miei testicoli.
E dentro me penso: magari dopo tutto questo, perderò l'uso del mio sesso.
Un poco questo pensiero mi consola: sapere che per mano del mio signore potrei non essere più uomo.
Intanto il mio padrone vuole immortalare il suo gioco con un paio di foto alle mie palle infuocate e massacrate.
Probabilmente le inoltrerà ai suoi amici master, sadici e crudeli, per dimostrare la sua potenza e ridere di me.
Almeno a questo pensiero mi sento fiero di essere stato percosso dolorosamente dal mio padrone, per dare luce alla sua gloria.
La ciabatta ora viene gettata a terra e il mio padrone mi sta aprendo per penetrarmi.
Tutto è molto rapido e violento.
Il mio signore sa che sono delicato e proprio per questo mi sventra con un unico colpo secco e terrificante, per il quale sento scendere le lacrime dai miei occhi.
Il male mi invade tremendo, ma non ho più forze per pensare di reagire.
Mi abbandono al dolore che mi viene servito e arrivo quasi ad amarlo, poiché frutto della crudeltà del mio signore.
Pochi colpi ancora, capisco benissimo ormai i tempi del piacere del mio padrone.
Con un verso disumano e un'ultima penetrazione devastante, viene in me.
Poi una montagna di carne si abbatte sul mio piccolo corpo.
Il mio padrone si è lasciato cadere stanco morto su di me.
Io giaccio sotto di lui, immobile.
Il suo membro è ancora turgido dentro il mio sedere.
Lentamente lo sento sgonfiarsi, ma vorrei non mi lasciasse mai.
Il mio padrone respira pesantemente sul mio viso col suo alito caldo e maschile.
Sembra riposare, forse dorme.
Il suo cazzo intanto scivola fuori dal mio ano troppo dilatato rapidamente.
Mi sento solo, mi sento perduto, mi sento morto.
Il peso del mio signore grava ancora su di me, ma per poco.
Alzandosi, sfila dal suo cazzo il preservativo che è pieno del suo generoso sperma.
Lo ammiro, lo venero, lo desidero.
Oso l'impossibile e con un filo di voce:”signore, posso bere il suo seme?”
Lui, disgustato, mi guarda scuro in volto e senza una parola mi getta addosso il suo preservativo che si appiccica al mio viso.
Avidamente lo porto alle labbra e ne verso il contenuto ancora tiepido in bocca, riempiendola.
Ingoio!
Il mio padrone intanto non ha mai smesso di guardarmi.
Voltandosi mi dice:””schiavo, mi fai vomitare!”
“Dovrei pestarti a sangue per una cosa del genere.”
“Ma in questo momento mi fai troppo schifo!”




Schiavo Luca

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