giovedì 17 novembre 2016

UN BOCCONE AMARO

Capitolo 20



Sono a letto accanto al mio padrone e lo osservo mentre dorme.
Il sole e il mare stancano facilmente e non ho il coraggio di svegliarlo per dirgli semplicemente che lo amo.
Così lo osservo e taccio.
Prima però, dopo essere rientrati dalla spiaggia, mi diceva che dalla mattina aveva un leggero fastidio tra le dita dei piedi.
Forse il sale marino, oppure il sudore, oppure...chi se ne frega, gli dava fastidio e ciò mi deve bastare!
Sta di fatto che adesso devo darmi da fare per alleviare quel prurito.
Mi ordina:”schiavo, ora devi fare il tuo lavoro, altro che vacanza, lecca, e lecca bene!”
Così sono strisciato sino al fondo del letto e ho cominciato a pulire i piedi del mio signore bellissimo.
E non posso certo negare un certo piacere farsi sentire in mezzo alle mie gambe nude.
Un godimento che però va tenuto nascosto e che non dovrei neppure pensare, ma che è incontrollabile.
I suoi piedi ora sono davanti alla mia bocca e inizio il mio lavoro, prima asportando la sabbia e quei residui di sudiciume ancora incollati sotto la pianta dei piedi e poi mi dedico ad un lavoro più delicato, andando a lenire e sciacquare con la saliva più dolce, il sale rimasto tra le sue delicate falangi.
E l'acqua di mare in effetti ha fatto davvero un gran lavoro perché i piedi del mio padrone mi si presentano molto rovinati e ricoperti da uno strato biancastro di sale, oserei dire salatissimi.
Pensare di ingerire un sapore così terribilmente amaro, sarebbe impensabile per chiunque, ma qui stiamo parlando del mio padrone e il suo comando è perentorio e indiscutibile.
Ora la mia lingua si fa sottile ed entra tra dito e dito irrorando di saliva la pelle secca e arrossata.
Il sale e il sudore hanno davvero irritato la sua epidermide già tanto delicata.
Spero così di addolcire quell'arsura che la spiaggia e il sole hanno provocato ai bellissimi piedi del mio padrone.
La mia bocca nel frattempo, già al lavoro, è impastata di sabbia e sale, tanto che cerco di inghiottire, ma il sapore è così forte da lasciare le mie papille gustative praticamente intossicate.
Non ho il coraggio di chiedere un bicchiere di acqua, anche perché l'umore dei piedi del mio signore deve comunque restare inviolato per uno schiavo.
Ma ciò non di meno, l'operazione resta alquanto complicata.
Il mio padrone legge sul suo tablet e giustamente ignora la mia condizione.
Io in questo momento sono soltanto uno strumento al pari di una piccola spugna umida che deterge i suoi piedi.
Chi si è mai posto dei problemi per una salvietta umidificata!
La si usa e la si getta via.
E così io, ora al servizio del mio signore bellissimo.
Anzi, per ciò che sono, il mio re mi rende onore, dando un senso vitale a ciò che altrimenti, da solo, non varrebbe nulla.
Lecco senza sosta i suoi piedi.
Ora che il primo strato di salsedine è stato rimosso, il lavoro è più semplice e leggero.
La mia lingua scivola agevolmente dal tallone alle dita, con ampie e generose lappate ricche di saliva, che io stesso mi stupisco di riuscire a produrre.
Ma è proprio vero che il corpo umano ha in serbo delle risorse inaspettate.
Lecco e lecco con passione i piedi del mio principe, che ora si sono fatti dolci.
La salsedine terribile di prima, ora è tutta nel mio stomaco.
Ma poco importa ove si trovi.
Ciò che importa è che i piedi del mio signore siano puliti e io abbia adempiuto al suo comando.
Il mio lavoro è terminato, ma non allontano il mio viso.
Resto a pochi centimetri dai suoi piedi, qualora un nuovo comando mi imponesse un altro ordine.
Il mio membro intanto si è sciolto, versando a terra una piccola pozzanghera di sperma che, senza essere visto, dovrò pulire per evitare una giusta punizione.
Mi è stato ordinato di leccare i piedi del mio padrone, non di provare piacere.
Il mio godimento, in quanto servo, no non è previsto!
Ma per ora resto lì, al mio posto.
Chissà se il mio signore bellissimo apprezzerà il mio sforzo?




Schiavo Luca

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