giovedì 24 novembre 2016

SOGNO DI UNA NOTTE

Capitolo 26


Ieri sera il mio signore mi ha davvero stupito con una delle ultime pazzie sul web.
Mi chiama al suo computer ove mi avvicino e mi inginocchio, baciando la sua mano appoggiata sul mouse.
Lui mi accarezza la testa dolcemente quasi fossi un cucciolo di cane e mi dice:”schiavo, guarda questi matti di cinesi cosa si sono invitati.”
E mi mostra sul video dei portachiavi di gomma trasparente con all'interno delle piccole tartarughe vive in una bolla di acqua.
Il mio padrone alle volte è un po crudele, e vedo nel suo sorriso una piega di sadico divertimento.
Io, forse immedesimandomi nella povera tartarughina senza speranza di sopravvivenza, mi sento di dire che così, non c'è possibilità che viva se non un giorno o al massimo due.
Il mio padrone è divertito e guardandomi mi dice:”non trovi sarebbe bello avere te al posto della piccola e innocente tartaruga?”
E ride, poiché sa bene che se fosse possibile farei tutto per lui, anche solo per dargli un divertimento di poche ore.
Soltanto per lui e per il suo piacere.
Confesso che un poco mi rincresce non poter accontentare il suo, se pur folle disegno.
E sarà per questo motivo che stanotte ho sognato e posso raccontare i pensieri che ho maturato nel sonno.
Il mio padrone grande, alto e potente, tenendomi, piccino come sono, stretto nel suo pugno, mi deposita sul bancone di un negozio dai contorni inquietanti.
Alle pareti sono appesi altri piccoli individui come me, inchiodati al muro sopravvivendo a stento.
Giaccio sul tavolo in mezzo a coltelli, forbici, altri strumenti di lavoro e la mano grande del mio padrone, che sola mi da una flebile speranza e a cui mi aggrappo terrorizzato, come se fosse uno scoglio sicuro in mezzo alla tempesta.
E il suo palmo mi copre quasi fossi in una grotta al buio, in modo che non possa comprendere ciò che sta per accadere.
Il mio padrone discute ora col negoziante e distinguo solamente poche parole:”faccia un buon lavoro e per favore me lo restituisca vivo.”
Così un'altra mano virile e forte mi strappa dal mio proprietario e mi solleva per aria osservandomi come se fossi un fantoccio di pezza.
Il negoziante risponde:”con un essere umano non lo abbiamo mai fatto, ma non dovrebbero esserci problemi.”
Il mio padrone puntualizza ridendo:”è solo uno schiavo...sono sicuro che farà un ottimo lavoro.”
“È piccolo, ma resistente.”
Grido e strillo di terrore invocando il mio padrone, mentre lo vedo allontanarsi.
E tra le lacrime penso: alla fine mi ha venduto.
Ho deluso il mio signore!
Cosa sarà di me ora? Che senso ha la mia vita senza il mio signore?
Vorrei uccidermi, ma una mano mi afferra e mi getta in una scatola.
Dopo non ricordo più nulla.
Il mio risveglio, è accompagnato da forti rimbombi come ovattati, come se fossi sott'acqua.
Il viso bellissimo del mio padrone mi osserva da vicino, ma è come dilatato, come in un incubo terribile.
Mi tiene nel palmo della sua grande mano e con un dito mi martella il volto per svegliarmi.
Mi riprendo e cerco di afferrare le sue dita meravigliose, ma c'è una barriera trasparente tra noi, e tutto il mio corpo è immerso in un liquido gelatinoso.
Cosa sta succedendo? Dove sono?
Il palmo del mio signore mi scuote e il liquido mi sommerge e affoga.
Sento la sua voce lontanissima che dice:”finalmente si è svegliato!”
E un'altra voce:”cerchi di non sbatterlo troppo. Non durerà molto!”
Capisco solo ora cosa è successo.
Ho fatto la fine delle tartarughine cinesi e il mio padrone alla fine è riuscito a fare di me un portachiavi.
E infatti dopo poco ecco arrivarmi addosso le sue chiavi di casa.
Mi colpiscono in volto, forse l'ha fatto apposta per svegliarmi definitivamente.
Il dolore è forte e mi rintrona la testa per la botta ricevuta.
Ma è solo l'inizio, me ne aspettano molte altre.
Il mio signore ora parte in auto e ogni poco vengo colpito e sbattuto qua e là, con dolore da tutte le parti.
Così provo nel mio corpo ciò che vivono quelle povere tartarughe sfortunate.
Ma almeno io ho la consolazione di fare qualcosa di speciale per il mio padrone.
Arriviamo casa ove mi getta sul tavolo e mi ritrovo a testa in giù.

Sto annegando perché il liquido non mi da scampo e l'unica bolla di aria ora si trova ai miei piedi.
Il gel in cui sono immerso mi riempie la bocca e se oso respirare sarà la mia fine.
Fortunatamente il mio re decide di volersi divertire col suo nuovo giocattolo, visto che sa che ha il tempo davvero contato.
Mi stacca dalle chiavi e inizia a usarmi come se fossi la tastiera di un cellulare.
Le sue dita bellissime e lunghe mi premono all'interno della mia gabbia di plastica.
Mi schiacciano dilatando il mio corpo, che sotto la sua pressione assume forme strane e divertenti.
Mi allargo a destra e poi il suo pollice mi preme sul petto che si apre nel mezzo entrando prepotentemente nel mio corpicino.
Poi il suo indice inizia a torturare la mia faccia, come rimescolandone i connotati.
E il suo dito ruota sul mio viso e lo preme crescentemente.
Sento la mia bocca, il naso, gli occhi, tutto si trasforma e si mescola.
Il dolore è fortissimo, ma non posso gridare.
Non servirebbe a nulla, non potrebbe sentirmi nessuno e peggio ancora rischierei solo di bere e soffocare.
Poi il mio signore inventa tanti piccoli giochi per farmi male: come cadere accidentalmente su di me e comprimermi o testare la mia resistenza sotto le suole delle sue scarpe.
Ogni gioco mi costa una sofferenza fisica altissima, ma è per lui, per il mio signore.
Ciò rende tutto più sopportabile e sadicamente bello.
La notte trascorre veloce e al mattino il mio padrone, mi vuole mostrare ai suoi colleghi.
Maschi forti e possenti, eterosessuali puri con alle spalle moglie e figli.
Sportivi e con corpi meravigliosamente scolpiti in muscoli turgidi e lucidi.
Mi passano di mano in mano lasciandomi.
Inizialmente soltanto incuriositi poi, su sollecitazione del mio signore, prendono confidenza, cominciando, ciascuno a suo modo, a spremermi quel poco di vita che ancora mi resta.
Mani grandi e virili, forti e potenti, mi stritolano non consapevoli della loro potenza che diventa brutalità nei confronti della mia fragile vita.
Mani come delle tenaglie che premono, schiacciano, amputano, sfibrano le mie carni.
Mi rendo conto che manca davvero poco alla fine.
Così, nelle loro mani, attendo solo il peggio e tremo di paura.
Vorrei rivedere almeno ancora una volta il mio signore bellissimo.
Ma chissà dov'è?
L'ho perduto per sempre. Non lo vedo tra loro.
Poi precipito, qualcuno mi ha fatto cadere perdendo la presa.
Ma il liquido mi ha protetto, solo un forte scossone e la botta a terra.
Sono vivo, ma per poco, nessuno mi ha visto e...c
iack!
Una suola ha decretato la mia fine e sotto quel piede la mia prigione d'acqua e insieme il mio corpo e la mia testa sono scoppiati in una piccola pozzanghera sul pavimento.
Mi sveglio di soprassalto, come se stessi annegando, senza aria.
Annaspo, poi mi accorgo che è solo un sogno.
Mi tocco nell'intimo: sono venuto!
Sono tutto bagnato!
Chiedo perdono al mio signore per questa eiaculazione non autorizzata.


Schiavo Luca

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