Capitolo
6
Sono
al mio principe col cuore più lieve, con il mio sorriso, come lei
stesso mi ha ordinato.
Il mio compito di schiavo deve tenere conto
di questa imposizione e abbandonare la tristezza.
Ora servo il mio
padrone e dunque devo essere felice e orgoglioso di questo
compito.
Così voglio narrare al mio signore ciò che è più
bello e desta sempre la mia più profonda ammirazione: le mani del
mio principe.
Ma non mento quando dico che le sue mani sono
meravigliose agli occhi ammirati del suo servo.
Le mani più belle
che ho visto.
E lo penso fin dalla prima volta che le ho potute
ammirare.
Ricordo che ne ero estasiato e non osavo guardare il suo
viso.
Ero già consapevole di essere così piccolo e inerme
davanti a lei.
Mani potenti e forti, mani grandi e virili.
Mani
che afferrano e stringono il suo servo come un oggetto senza spina
dorsale e che viene schiacciato dalla sua potenza.
Le sue mani mio
re. Come non amarle?
Come non desiderarle farsi largo dentro il
mio piccolo corpo?
E come fare a resistere senza inginocchiarmi
davanti a lei e prenderle tra le mie e baciarle con un amore che
trasuda dalle mie labbra.
E leccarle vorrei con tutta la mia
saliva, ma so bene che non posso perché ciò la disgusta.
Sono
uno schiavo, perdoni se a volte lo dimentico nella passione del mio
trasporto.
Essere io stesso il suo lavamani esclusivo e nutrirmi
del suo sudore e di ciò che ha toccato.
Così il suo palmo
sarebbe limpido e pulito, mentre dentro il corpo del suo schiavo
scivolerebbe ogni sporcizia.
E mi eccito mio signore a parlarle
così, mi bagno e sento un tramestio interiore che mi turba e mi fa
suo.
Le sue dita e le sue unghie perfette.
E mi domando
impunemente: perché il mio signore è così uomo e così maschio,
mentre io sono solo un piccolo servo, un giocattolo rotto nelle sue
mani?
Mi perdoni signore questo ardire.
La risposta è
semplice: io sono solo uno strumento per il suo piacere.
E'
inutile che cerchi altre spiegazioni.
Sono già fortunato ad aver
trovato un padrone come lei che mi ha accolto, se pur nella colpa e
nella mia miseria.
Abbia cura del suo servo, la prego.
Io le
sarò fedele e innamorato.
E se in questi giorni mi vede triste o
imbronciato, non è per lei, ma perché mi rendo conto che sono
davvero un nulla davanti al mio principe.
Sono ai suoi piedi, ove
il mio pensiero è fisso e trova vita.
Schiavo
Luca
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