Capitolo
11
Oggi
il mio padrone mi ha fatto un grande dono.
Osservo il suo volto e
mi domando perché sia così buono con un servo fanciullo che ancora
deve imparare tutto.
Eppure il suo pensiero sicuramente nasconde
un disegno ben preciso, ma che per il momento non mi è dato sapere
nella sua interezza.
Ciò che posso riferire è soltanto quello
che mi è stato comunicato, vale a dire che presto ritornerò con lui
dal mio addestratore.
La
mia mente in questo momento deve fare un salto indietro nel tempo, ma
certe cose, ahimè, la memoria non le può certo dimenticare.
Ritornerò
così da colui che anni fa, per primo, ha catturato la mia vera
natura di schiavo facendola emergere, forgiandomi a divenire ciò che
oggi sono: un misero servo.
Lui
è un vero Master, un Master che sa e conosce bene la materia di cui
io sono solo polvere.
Il mio padrone mi ha messo in contatto con
lui mediante Facebook.
Scopro inoltre essere una sua vecchia
conoscenza e che tra loro si devono dei favori.
Probabilmente,
in questo mondo di uomini superiori, esiste una sorta di filo
invisibile che li lega in una sorta di patto segreto.
Per cui so,
dalle parole del mio principe, che il mio addestratore, avrà il
compito di rimettere ordine i miei pensieri, rendendomi nuovamente
pronto per servire le sue esigenze di nuovo padrone.
Un
po come avviene con i computer obsoleti, quando devono essere
riformattati e programmati.
E
per me vale lo stesso, dovrò dimenticare il passato e proiettare la
mia misera esistenza solamente sul mio nuovo padrone.
Lui
ora mi possiede, ed io devo rispondere alle sue esigenze!
Ma
per fare questo c'è bisogno della mano di un professionista.
Così
ho scritto al mio maestro.
Non posso chiamarlo diversamente,
poiché il mio signore e padrone è colui che già mi
domina.
Entrambi sappiamo che la mia sudditanza è ancora acerba
come quando, nonostante poi pentirmi, alzo il capo, quasi per rivolta
o per far valere dei diritti che non ho mai posseduto.
Scrivo
dunque al mio nuovo maestro e mi sottometto mentalmente ad un uomo
che ricordo soltanto per le ferite che ancora lacerano la mia
memoria.
Ma comunque io sono uno schiavo, pertanto ogni uomo è
potenzialmente un mio padrone e mi è facile ubbidire ad un dovere di
coscienza.
Scrivo il mio pensiero, ciò che provo per il mio
padrone, il mio credo, la mia nullità, nella speranza di trovare una
risposta, una guida che mi renda migliore e più servizievole ancora
per il mio nuovo proprietario.
Come vorrei riuscire a eliminare i
miei pensieri dalla mia testa e pensare con il solo scopo di servire
il mio signore bellissimo.
Termino la mail col mio maestro e mi
inginocchio davanti al mio re, baciando i suoi piedi.
Che bello
poterlo servire e magari diventare per lui qualcosa di più
utile.
Poco dopo il mio principe mi chiama a se per leggermi
quanto il mio maestro e suo amico gli ha scritto.
E
un poco noto una leggera punta di orgoglio nei suoi occhi.
Una
luce misteriosa, come di chi sa di aver catturato una preda ambita e
la tiene chiusa in gabbia per timore di perderla.
L'addestratore
si ricorda bene di me e riferisce che sono un bene raro e prezioso ai
tempi d'oggi.
Io invece ero convinto che per un servo innamorato
del suo signore il mio atteggiamento fosse normale, ma probabilmente
non è così.
Non me ne glorio certo, so che faccio solo il mio
dovere.
E per me servire il piacere del mio padrone è esso stesso
fonte del mio piacere più intimo.
Presto dunque inizierà il mio
nuovo addestramento.
Chissà cosa mi attende.
Intanto guardo il
mio signore e penso che non potrei essere più fortunato.
Schiavo
Luca
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