Capitolo
9
Buongiorno
mio signore bellissimo.
Apro
la mia mail per lasciarle un pensiero e mi accorgo che ora al posto
della mia fotografia compare l'immagine di una medusa.
E' grande,
galleggia in un mare blu cobalto, ha dei lunghi tentacoli luminosi ed
è trasparente come il vetro.
Dunque leggo la sua mail, nella
quale mi comanda di essere come quella medusa.
Il mio signore mi
vuole completamente sottomesso al suo volere, senza possibilità di
scelta e soprattutto mi vuole trasparente.
Questo significa che
ogni mia decisione dovrà essere precedentemente avvallata dal suo
giudizio.
Non devo più pensare con la mia mente, ma sottoporre
ogni ragionamento al mio padrone che mi correggerà sino a quando io
stesso non sarò in grado di precorrere i suoi stessi desideri, prima
ancora che lei, mio principe, mi comandi.
E un poco mi ritrovo in
questa medusa che non ha vita se estratta dall'acqua.
Come io
stesso morirei se privato del contatto fisico e mentale col mio
signore.
La medusa non ha difese se non i tentacoli, ma il mio
padrone, scientemente, me li ha tolti con un piccolo bisturi, così
che non possa in alcun modo nuocere al suo tatto.
Immagino le mani
grandi del mio signore raccogliermi e giocare con la sua piccola
medusa, fino all'estremo delle mie forze vitali.
Per
diletto, il mio padrone, mi stringe, e io mi comprimo nel suo pugno
fuoriuscendo dalle dita, premuto e umiliato nell'inconsistenza del
mio essere.
Poi mi osserva meglio, gelatinoso e viscido come sono,
così da decidere di usarmi per il suo piacere e mi spalma attorno al
suo membro come se fossi una gelatina, iniziando a
masturbarsi.
Divento così una morbida protezione attorno al suo
cazzo, che rapidamente si fa sempre più grande e duro.
La sua
mano poi, imbevuta del mio essere fluido e liquido, si spinge fino
all'ano ove la mia bocca si immerge nei suoi residui e li ingerisce e
le sue dita mi premono fino a farmi penetrare come una spugna dentro
le sue cavità.
Poi, sono di nuovo attorno al suo membro poiché
sento che tra poco il mio signore bellissimo mi farà dono della sua
vita per mezzo del suo prezioso seme.
Ora il suo cazzo è davvero
eccitato e sento vicino il momento del piacere.
Io, mi predispongo
ad accogliere nel mio corpo il suo liquido vitale.
E proprio in
quel momento il mio padrone dimentica di avere per le mani un essere
vivente.
Penetra il mio corpo fragile col suo membro fino in fondo
squarciandomi, aprendomi con forza e crudeltà spietata, riempiendomi
tutto fino nella testa che sembra esplodermi.
Pochi secondi
ancora, tempo necessario perché le ultime gocce di sperma mi nutrano
e la mano del mio padrone mi sfila dal suo pene.
Ora il mio
compito è terminato, e la mia solitudine è consolata solamente dal
carico di sperma che porto dentro di me.
Mi chiude come un piccolo
fagotto e mi getta lontano schifato e disgustato da ciò che ha per
le mani.
Il mio signore ora gode riposando sul letto e pensando
ancora a quei maschi che nella sua mente lo hanno portato al
piacere.
Io, piccola medusa senza tentacoli, giaccio a terra
completamente ripiena del suo sperma.
Ogni mio millimetro è
saturo.
E il piacere del mio padrone diventa esso stesso il mio
piacere.
Tuttavia senza acqua rischio di morire entro pochi
minuti.
Spero che il mio padrone non si addormenti, altrimenti
sarà la mia fine.
Sono ancora a terra, vicino alle ciabatte del
mio padrone quando vedo che lentamente il mio signore si alza e si
avvicina.
Io al suolo e lui torreggia sopra di me come un vero
eroe davanti alla sua preda inerme.
Prima un piede, poi l'altro e
il mio principe calza le sue ciabatte.
Poi il suo piede destro
scende lentamente su di me minaccioso fino a sfiorarmi.
E spero
quasi in un gesto di affetto.
Ma poi tutto precipita e il suo
piede mi schiaccia come il mozzicone di una sigaretta.
Così dal
mio corpo esce tutto il suo sperma che allaga il pavimento.
Io
resto appiccicato sotto la suola che mi ha appena devastato.
Il
mio padrone ora mi porta sopra la tazza del cesso ove, dopo avermi
lasciato penzoloni qualche istante, mi lascia cadere pesantemente
scalzandomi per mezzo dell'altra ciabatta.
Ora sono nel water ove
quella poca acqua mi ridona la vita.
Lei mio signore bellissimo mi
osserva e scuote il capo, per poi pronunciare le seguenti parole:”ed
ora lavati almeno la bocca!”
Schiavo
Luca
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