venerdì 4 novembre 2016

LA PICCOLA MEDUSA

Capitolo 9




Buongiorno mio signore bellissimo.
Apro la mia mail per lasciarle un pensiero e mi accorgo che ora al posto della mia fotografia compare l'immagine di una medusa.
E' grande, galleggia in un mare blu cobalto, ha dei lunghi tentacoli luminosi ed è trasparente come il vetro.
Dunque leggo la sua mail, nella quale mi comanda di essere come quella medusa.
Il mio signore mi vuole completamente sottomesso al suo volere, senza possibilità di scelta e soprattutto mi vuole trasparente.
Questo significa che ogni mia decisione dovrà essere precedentemente avvallata dal suo giudizio.
Non devo più pensare con la mia mente, ma sottoporre ogni ragionamento al mio padrone che mi correggerà sino a quando io stesso non sarò in grado di precorrere i suoi stessi desideri, prima ancora che lei, mio principe, mi comandi.
E un poco mi ritrovo in questa medusa che non ha vita se estratta dall'acqua.
Come io stesso morirei se privato del contatto fisico e mentale col mio signore.
La medusa non ha difese se non i tentacoli, ma il mio padrone, scientemente, me li ha tolti con un piccolo bisturi, così che non possa in alcun modo nuocere al suo tatto.
Immagino le mani grandi del mio signore raccogliermi e giocare con la sua piccola medusa, fino all'estremo delle mie forze vitali.

Per diletto, il mio padrone, mi stringe, e io mi comprimo nel suo pugno fuoriuscendo dalle dita, premuto e umiliato nell'inconsistenza del mio essere.
Poi mi osserva meglio, gelatinoso e viscido come sono, così da decidere di usarmi per il suo piacere e mi spalma attorno al suo membro come se fossi una gelatina, iniziando a masturbarsi.
Divento così una morbida protezione attorno al suo cazzo, che rapidamente si fa sempre più grande e duro.
La sua mano poi, imbevuta del mio essere fluido e liquido, si spinge fino all'ano ove la mia bocca si immerge nei suoi residui e li ingerisce e le sue dita mi premono fino a farmi penetrare come una spugna dentro le sue cavità.
Poi, sono di nuovo attorno al suo membro poiché sento che tra poco il mio signore bellissimo mi farà dono della sua vita per mezzo del suo prezioso seme.
Ora il suo cazzo è davvero eccitato e sento vicino il momento del piacere.
Io, mi predispongo ad accogliere nel mio corpo il suo liquido vitale.
E proprio in quel momento il mio padrone dimentica di avere per le mani un essere vivente.
Penetra il mio corpo fragile col suo membro fino in fondo squarciandomi, aprendomi con forza e crudeltà spietata, riempiendomi tutto fino nella testa che sembra esplodermi.
Pochi secondi ancora, tempo necessario perché le ultime gocce di sperma mi nutrano e la mano del mio padrone mi sfila dal suo pene.
Ora il mio compito è terminato, e la mia solitudine è consolata solamente dal carico di sperma che porto dentro di me.
Mi chiude come un piccolo fagotto e mi getta lontano schifato e disgustato da ciò che ha per le mani.
Il mio signore ora gode riposando sul letto e pensando ancora a quei maschi che nella sua mente lo hanno portato al piacere.
Io, piccola medusa senza tentacoli, giaccio a terra completamente ripiena del suo sperma.
Ogni mio millimetro è saturo.
E il piacere del mio padrone diventa esso stesso il mio piacere.
Tuttavia senza acqua rischio di morire entro pochi minuti.
Spero che il mio padrone non si addormenti, altrimenti sarà la mia fine.
Sono ancora a terra, vicino alle ciabatte del mio padrone quando vedo che lentamente il mio signore si alza e si avvicina.
Io al suolo e lui torreggia sopra di me come un vero eroe davanti alla sua preda inerme.
Prima un piede, poi l'altro e il mio principe calza le sue ciabatte.
Poi il suo piede destro scende lentamente su di me minaccioso fino a sfiorarmi.
E spero quasi in un gesto di affetto.
Ma poi tutto precipita e il suo piede mi schiaccia come il mozzicone di una sigaretta.
Così dal mio corpo esce tutto il suo sperma che allaga il pavimento.
Io resto appiccicato sotto la suola che mi ha appena devastato.
Il mio padrone ora mi porta sopra la tazza del cesso ove, dopo avermi lasciato penzoloni qualche istante, mi lascia cadere pesantemente scalzandomi per mezzo dell'altra ciabatta.
Ora sono nel water ove quella poca acqua mi ridona la vita.
Lei mio signore bellissimo mi osserva e scuote il capo, per poi pronunciare le seguenti parole:”ed ora lavati almeno la bocca!”




Schiavo Luca

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