domenica 20 novembre 2016

IL MIO GIORNO FORTUNATO

Capitolo 22



Buongiorno mio signore e padrone.
La mia fedeltà verso lei e in obbligo alle sue esigenze stanno diventando sempre più la mia priorità di vita.
E se fino a ieri, ancora anteponevo alcune mie necessità, oggi mi accorgo che penso non più con la mia testa, ma come se avessi nel cervello i suoi pensieri e le sue richieste.
So infatti, ad esempio, che il mio principe ama il buon cibo e mangiare abbondantemente.
Per cui è mio impegno fargli trovare dei ristoranti e dei pasti che siano all'altezza delle sue aspettative.
Addirittura a volte sono ben felice di rinunciare io stesso a parte del mio piatto, quando il mio signore ha ancora appetito o la sua porzione è più piccola della mia.
Così dopo i primi bocconi, quando lui ha già terminato, gli offro il mio pranzo, guardandolo mangiare.
Ma ciò avviene sempre con felicità, non è un sacrificio rinunciare per lui.
È un dono!
Il dono di me stesso, completamente!
E mi accorgo che più mi dono a lui, più rinuncio per lui, più mi spendo per lui, più arricchisco lui e svilisco me stesso, maggiormente alimento l'amore che mi lega a lui.
Pertanto non sono un povero schiavo, ma quello più ricco e felice al mondo.
È proprio vero che donando, si ottiene mille volte di più di ciò che si possiede.
Ora guardo il mio padrone, che è impegnato in una “chat” con altri uomini per trovarne uno con cui potermi usare a dovere, e lui reagisce dicendomi:”schiavo ora non scocciare che ho da fare!”
“Non vedi che non ho tempo da perdere!”
Gli chiedo perdono, ma vorrei solo poterlo osservare.
In fondo a volte l'amore si ciba davvero di poco.
Il mio re è infastidito, non ama essere guardato e mi getta lontano con disprezzo.
Così metto in ordine le sue cose e non nego un certo piacere nel poter maneggiare i suoi indumenti profumati del suo umore maschile.
Ovviamente il mio intimo risponde a questo richiamo e si bagna di piacere.
Tocco la sua maglietta che sotto ascelle odora leggermente di sudore e mi eccito.
I bermuda e il costume da bagno sanno di quel seme vitale che spesso il mio signore bellissimo riversa nella mia gola.
Ma qui ha impregnato il tessuto e io ne aspiro avidamente l'aroma.
Trovo anche le sue ciabatte da mare, ancora umide e piene di sabbia.
Come vorrei lavarle nel mio stomaco e ridarle a lui come nuove.
Ma ciò non è possibile, posso solo attendere che siano asciutte per poi pulirle.
Infine le sue sneakers slip-on che indossa sempre senza calze e che adoro devotamente.
Sono bellissime e quando le calza gli donano un aspetto sportivo, ma anche elegante.
Sul plantare ormai ospitano una leggera patina indurita di sudore, misto ad acqua di mare, polvere e sabbia.
Vorrei avere una lingua tanto lunga per potervi entrare e leccare quella fanghiglia rappresa.
Scioglierla con la mia saliva e assaporarla nella mia bocca.
Gemo di piacere.
Godo nella testa e nel corpo.
Sento l'odore dei piedi del mio padrone nelle mie narici e non resisto.
Proprio non resisto e mi perdo...
Inizio a masturbarmi nascosto in un angolo del bagno, senza farmi sentire.
I miei gesti sono veloci e rapidi con la mia mano che freme sul mio membro già al limite.
Cerco un piacere clandestino, non autorizzato, ma che è necessario.
Sto quasi per venire, per terra, come una bestia.
Cos'altro sono, se non un animale in confronto al mio re.
Alzo lo sguardo e vedo il mio padrone che si sta godendo la scena.
Il mio signore osserva curioso la mia miseria e il suo volto assume un aspetto sprezzante.
Io tremo...
Il terrore mi assale.
Cosa ho combinato!!!
Adesso so che mi punirà', come minimo!
Me lo dovevo aspettare.
Sono uno stupido, solo uno stupido!
Ma il mio signore ha un sorriso strano questa sera.
Mi guarda e sembra comprendete il mio stato di sottomissione totale.
Mi guarda e ancora si gode la mia pochezza.
Lui non si abbasserebbe mai a masturbarsi, quella è una cosa da sfigati.
E poi il mio padrone ha la mia bocca e il mio culetto per soddisfare i suoi piaceri.
A cosa serve masturbarsi?!?
Poi, prima di lasciare il bagno pietoso mi dice:”che poveraccio che sei!”
“Ma non vedi come sei ridotto!”
“Ti ecciti con il puzzo dei miei piedi? Mi fai pena!”
Ha pietà di me, forse non vuole punirmi questa volta...
Dalla camera la sua voce mi raggiunge:”segati dai, ma veloce perché poi mi serve la tua bocca, devo pisciare!”
Resto senza parole. Oggi è il mio giorno fortunato.
“Grazie signore”, sussurro.
“Faccio in un attimo e sono subito da lei.”




Schiavo Luca

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