Capitolo
23
Ora
di pranzo e dalla spiaggia, insieme al mio padrone, ci dirigiamo
verso il chiosco per mangiare qualcosa.
Io qualche passo indietro
per onorare comunque e sempre il mio signore.
Anche se a volte
ancora lo anticipo per spianare la sua strada e rendergli le cose più
semplici.
Ma mai con l'intento di mancargli di rispetto.
Il mio
padrone oggi è generoso col suo piccolo schiavetto e mi
dice:”schiavo, oggi ti offro il pasto!”
Mi sento inadeguato a
questa sua cortesia e cerco di rifiutare senza offenderlo, perché so
che gli fa piacere ed è parte del suo essere signore.
Alla fine,
nonostante non meriti questo suo gesto, accetto e lo ringrazio di
cuore, con la vana illusione di aver fatto qualcosa di buono per lui
in questa vacanza.
Vedendo i tavoli del ristorante, osservo, già
seduto, un ragazzo americano che il mio padrone mi aveva fatto notare
per il fisico davvero ragguardevole.
Insomma per dirla in poche
parole: un “figo” da paura, bello, possente e con un corpo che
non passa inosservato.
Così, per ricambiare il favore del mio
padrone, ma che comunque sarebbe stato un mio obbligo, sorridendo gli
dico:”mio signore, io invece lascio a lei la scelta del tavolo e
del suo posto regale.”
“Mi raccomando però, lo individui
saggiamente.”
Entrambi sorridiamo per l'intesa...
E non so
perché, ma pensare che il mio signore bellissimo possa provare
piacere nel vedere altri uomini, mi eccita, invece che
ingelosirmi.
Ma che dico!!!
Alle volte mi accorgo di
straparlare!!!
È normale, io sono solo il suo schiavo, è ovvio
che pensi al suo esclusivo benessere.
In ogni senso, soprattutto
in ambito sessuale.
Il mio padrone è un uomo grande e potente e
il suo sesso mi è più caro della mia stessa vita.
Io non conto
in questo caso, come potrei?
E poter creare io stesso
l'opportunità per un'intesa che lo soddisfi, è puro piacere anche
per il servo, che in questo caso si piega e sottomette volentieri per
il suo signore.
Sediamo al tavolo e il mio padrone è proprio
davanti a questo maschio divinamente bello e affascinante.
Io e la
compagna che è a pranzo con lui è come se non esistessimo.
E
nella mia piccola testa di schiavo penso:”magari anche lei è la
sua slave...”
Il mio re intanto ordina per noi e io sorrido al
cameriere per ringraziarlo della sua gentilezza.
Il mio padrone è
preso da altro, non perde tempo con gli inferiori.
Già con me, a
volte, mi rendo conto che faccia fatica.
Ma d'altronde io sono suo
e almeno gli offro tutta la mia vita e ogni servizio possibile e
impossibile se mi è concesso.
Il mio principe bellissimo intanto
si sta gustando la vista...
E mi dice:”che corpo perfetto, con
quei bicipiti e le vene, che a fil di pelle tracciano quei disegni
sinuosi.”
“Vedi schiavo, quando uno è bello, non servono
tatuaggi!”
Ed io:”padrone,lei ha perfettamente ragione.”
E
lui:”stranamente poi non ha solo un fisico pauroso, ma ha anche un
bel viso.”
Io:”ha ragione, signore, proprio un bel viso.”
Io
rubo qualche occhiata verso il ragazzo americano, immagino si senta
già abbastanza osservato.
Ma non osservo il suo volto.
Io sono
un servo e guardo in basso, non mi è concesso altro.
Sotto
il tavolo intravedo le sue infradito e i suoi piedi.
Come le mani
sono molto curati con unghie perfette, quasi ritagliate e un
abbronzatura che li rende irresistibili.
Sicuramente ha un numero
di scarpe basso perché i suoi piedi non sono grandi, inoltre non è
alto di statura.
Forse un 41 di piede massimo.
Anche le sue
infradito Adidas, in morbida gomma azzurra, leggermente consumate
sotto la suola in corrispondenza dell'alluce, sotto il tallone e nel
mezzo, fanno proprio pensare a un piede piccolo, minuto, ma molto
sexy.
Come è vero che sono un servo nell'anima.
Mentre il mio
padrone gode del piacere del suo corpo, io, schiavo da piedi, mi
pongo tutte queste domande e non oso alzare lo sguardo da
terra.
Arrivano le nostre portate.
Auguro buon appetito al mio
re di cui oggi sono suo indegno ospite.
Dovrei infatti mangiare
per terra, in una ciotola, invece mi onora permettendomi di stare al
tavolo in sua compagnia.
Lui, mi guarda un attimo e dice:”io
invece ti augurerò buon appetito stasera quando ti verrò in
gola.”
“Preparati, perché intendo scopartela furiosamente e
se potessi lo farei ora.”
“Credo tu abbia già capito a chi
penserò mentre ti sfonderò”.
“Immagino sia bello anche per
te, ogni tanto, sapere da dove viene il seme che ingoi.”
Io,
sottovoce, ringrazio il mio signore.
Schiavo
Luca
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