lunedì 21 novembre 2016

BUON APPETITO SIGNORE

Capitolo 23



Ora di pranzo e dalla spiaggia, insieme al mio padrone, ci dirigiamo verso il chiosco per mangiare qualcosa.
Io qualche passo indietro per onorare comunque e sempre il mio signore.
Anche se a volte ancora lo anticipo per spianare la sua strada e rendergli le cose più semplici.
Ma mai con l'intento di mancargli di rispetto.
Il mio padrone oggi è generoso col suo piccolo schiavetto e mi dice:”schiavo, oggi ti offro il pasto!”
Mi sento inadeguato a questa sua cortesia e cerco di rifiutare senza offenderlo, perché so che gli fa piacere ed è parte del suo essere signore.
Alla fine, nonostante non meriti questo suo gesto, accetto e lo ringrazio di cuore, con la vana illusione di aver fatto qualcosa di buono per lui in questa vacanza.
Vedendo i tavoli del ristorante, osservo, già seduto, un ragazzo americano che il mio padrone mi aveva fatto notare per il fisico davvero ragguardevole.
Insomma per dirla in poche parole: un “figo” da paura, bello, possente e con un corpo che non passa inosservato.
Così, per ricambiare il favore del mio padrone, ma che comunque sarebbe stato un mio obbligo, sorridendo gli dico:”mio signore, io invece lascio a lei la scelta del tavolo e del suo posto regale.”
“Mi raccomando però, lo individui saggiamente.”
Entrambi sorridiamo per l'intesa...
E non so perché, ma pensare che il mio signore bellissimo possa provare piacere nel vedere altri uomini, mi eccita, invece che ingelosirmi.
Ma che dico!!!
Alle volte mi accorgo di straparlare!!!
È normale, io sono solo il suo schiavo, è ovvio che pensi al suo esclusivo benessere.
In ogni senso, soprattutto in ambito sessuale.
Il mio padrone è un uomo grande e potente e il suo sesso mi è più caro della mia stessa vita.
Io non conto in questo caso, come potrei?
E poter creare io stesso l'opportunità per un'intesa che lo soddisfi, è puro piacere anche per il servo, che in questo caso si piega e sottomette volentieri per il suo signore.
Sediamo al tavolo e il mio padrone è proprio davanti a questo maschio divinamente bello e affascinante.
Io e la compagna che è a pranzo con lui è come se non esistessimo.
E nella mia piccola testa di schiavo penso:”magari anche lei è la sua slave...”
Il mio re intanto ordina per noi e io sorrido al cameriere per ringraziarlo della sua gentilezza.
Il mio padrone è preso da altro, non perde tempo con gli inferiori.
Già con me, a volte, mi rendo conto che faccia fatica.
Ma d'altronde io sono suo e almeno gli offro tutta la mia vita e ogni servizio possibile e impossibile se mi è concesso.
Il mio principe bellissimo intanto si sta gustando la vista...
E mi dice:”che corpo perfetto, con quei bicipiti e le vene, che a fil di pelle tracciano quei disegni sinuosi.”
“Vedi schiavo, quando uno è bello, non servono tatuaggi!”
Ed io:”padrone,lei ha perfettamente ragione.”
E lui:”stranamente poi non ha solo un fisico pauroso, ma ha anche un bel viso.”
Io:”ha ragione, signore, proprio un bel viso.”
Io rubo qualche occhiata verso il ragazzo americano, immagino si senta già abbastanza osservato.
Ma non osservo il suo volto.
Io sono un servo e guardo in basso, non mi è concesso altro.

Sotto il tavolo intravedo le sue infradito e i suoi piedi.
Come le mani sono molto curati con unghie perfette, quasi ritagliate e un abbronzatura che li rende irresistibili.
Sicuramente ha un numero di scarpe basso perché i suoi piedi non sono grandi, inoltre non è alto di statura.
Forse un 41 di piede massimo.
Anche le sue infradito Adidas, in morbida gomma azzurra, leggermente consumate sotto la suola in corrispondenza dell'alluce, sotto il tallone e nel mezzo, fanno proprio pensare a un piede piccolo, minuto, ma molto sexy.
Come è vero che sono un servo nell'anima.
Mentre il mio padrone gode del piacere del suo corpo, io, schiavo da piedi, mi pongo tutte queste domande e non oso alzare lo sguardo da terra.
Arrivano le nostre portate.
Auguro buon appetito al mio re di cui oggi sono suo indegno ospite.
Dovrei infatti mangiare per terra, in una ciotola, invece mi onora permettendomi di stare al tavolo in sua compagnia.
Lui, mi guarda un attimo e dice:”io invece ti augurerò buon appetito stasera quando ti verrò in gola.”
“Preparati, perché intendo scopartela furiosamente e se potessi lo farei ora.”
“Credo tu abbia già capito a chi penserò mentre ti sfonderò”.
“Immagino sia bello anche per te, ogni tanto, sapere da dove viene il seme che ingoi.”
Io, sottovoce, ringrazio il mio signore.




Schiavo Luca

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