Capitolo
5
Buongiorno
mio principe,
Grazie
della sua presenza signore, sono consapevole di non
meritarla.
Soprattutto in questi giorni ove non sono un servo
utile al mio signore. Mi accorgo di essere un peso, di essere triste
e malinconico. Ma è tutta colpa mia e della tempesta che si è
abbattuta su di noi e di cui soltanto io sono stato la causa.
Ed
ora sono a raccogliere i pezzi di ciò che è rimasto.
Il mio
signore è buono e mi consola ed ha pietà del suo piccolo
schiavo.
Tuttavia io non posso dimenticare le mie colpe.
Ma è
anche giusto e saggio il comando del mio padrone:”portare serenità
nel mio servire.”
È giusto perché non posso e non devo
ripiegare me stesso nell'errore. Sarebbe la mia morte.
Mio
principe, a volte sento che le parole che vorrei pronunciare non
hanno più suono e muoiono ancora nella mia bocca per paura di essere
ascoltate.
Perché so che mi porterebbero ad una difesa di cui non
posso avanzare alcun diritto.
Sarò una nuova persona per il mio
padrone.
Sarò un servo fedele mio sire.
Lo prometto!
Grazie
per la fiducia che mi dimostra nell'affidarmi la cura dei suoi piedi,
permettendomi di estirpare quei calli che le creano malessere.
Sarà
come estrarre il male che io ho portato dentro di noi.
Sarò io a
togliere questo suo fastidio, liberandola.
Come desidero che
ritorni in noi la bellezza del sorriso e dell'amore.
Grazie anche
per permettermi di leccare le sue scarpe.
Ho
visto che in questi giorni ha indossato quelle che più adoro e che
pulisco incessantemente con la mia saliva.
Grazie mio
signore.
Posso solo ringraziare ogni sua premura per un servo che
davvero non è nulla.
Mi inchino ai suoi piedi e alle sue scarpe
con sottomissione perenne.
Schiavo
Luca
lunedì 31 ottobre 2016
domenica 30 ottobre 2016
L'ELISIR DEL SUO SERVO
Capitolo
4
Buongiorno mio principe.
Forse ciò che narrerò oggi al mio signore, non sarà di facile accesso per chi nasce padrone della propria vita e non deve cercare disperatamente un riferimento che lo guidi e lo indirizzi.
Il suo schiavo, mio signore, pensa al suo padrone sempre e ogni sua azione è volta al solo benessere del suo re.
Così ieri, vedendo la sua scarpiera ancora una volta piena e con le scarpe premute a rovinarsi, non ho resistito a prendermene cura.
Così, aperta l'anta superiore, ho estratto le scarpe nere invernali, che avevo già pulito e lucidato con la mia lingua a fine stagione e le ho riposte in una scatola.
Il loro aroma è di pelle, di cuoio, di potere, di rispetto e sicurezza.
Tutto ciò che manca nella vita del suo schiavetto, motivo per cui ho osato avvicinarmi ad esse, con il massimo rispetto.
Poi ho allargato le altre, quelle estive e che amo sommamente.
Ho osato sfiorarle appena, per dare spazio a ciò che merita la mia più totale adorazione.
Un aroma soffuso del suo umore di maschio, di sudore misto a gomma, asfalto e calore, di vita rinchiusa e sepolta mi ha colmato le narici come in estasi.
Avrei voluto toccarmi il sesso già bagnato e turgido, ma ora sono il servo del mio padrone e queste cose non sono più ammissibili senza autorizzazione. Poi ho spostato le altre sneakers blu del mio principe da cui è sprigionato un aroma più speziato, delizioso nella sua intensa voluttà.
Dunque le sue ciabatte di sempre, che ho amato fin dalla prima volta.
Fin da quando il mio signore bellissimo, già conscio del mio desiderio, mi disse:”non le leccare perché le ho usate in palestra e sono luride e può essere molto pericoloso.” Ed io a disobbedire alla prima occasione, nutrendomi di tutto ciò che era sotto quelle suole e che lei ora vede come nuove.
Io, suo servo e schiavo, ora non potrei più disattendere un suo comando, pena una punizione esemplare, ma all'epoca, fui fiero di cibarmi di quello strato di sudiciume e muffe che si erano depositate dopo l'uso nello spogliatoio, addirittura rimuovendolo col mio spazzolino da denti, la' dove la sola lingua non era efficace.
Perdoni mio principe il mio abbandono nel racconto, abbia compassione di me.
So che per lei tutto ciò è pura una follia.
Ma lei deve essere fiero e orgoglioso, poiché per ogni suo passo su questa terra, esiste ora un servo che vive e si nutre di ciò che lei calpesta e disprezza.
Lei è il mio padrone.
Io il suo servo devoto che vive di ubbidienza e sottomissione.
Schiavo Luca
Buongiorno mio principe.
Forse ciò che narrerò oggi al mio signore, non sarà di facile accesso per chi nasce padrone della propria vita e non deve cercare disperatamente un riferimento che lo guidi e lo indirizzi.
Il suo schiavo, mio signore, pensa al suo padrone sempre e ogni sua azione è volta al solo benessere del suo re.
Così ieri, vedendo la sua scarpiera ancora una volta piena e con le scarpe premute a rovinarsi, non ho resistito a prendermene cura.
Così, aperta l'anta superiore, ho estratto le scarpe nere invernali, che avevo già pulito e lucidato con la mia lingua a fine stagione e le ho riposte in una scatola.
Il loro aroma è di pelle, di cuoio, di potere, di rispetto e sicurezza.
Tutto ciò che manca nella vita del suo schiavetto, motivo per cui ho osato avvicinarmi ad esse, con il massimo rispetto.
Poi ho allargato le altre, quelle estive e che amo sommamente.
Ho osato sfiorarle appena, per dare spazio a ciò che merita la mia più totale adorazione.
Un aroma soffuso del suo umore di maschio, di sudore misto a gomma, asfalto e calore, di vita rinchiusa e sepolta mi ha colmato le narici come in estasi.
Avrei voluto toccarmi il sesso già bagnato e turgido, ma ora sono il servo del mio padrone e queste cose non sono più ammissibili senza autorizzazione. Poi ho spostato le altre sneakers blu del mio principe da cui è sprigionato un aroma più speziato, delizioso nella sua intensa voluttà.
Dunque le sue ciabatte di sempre, che ho amato fin dalla prima volta.
Fin da quando il mio signore bellissimo, già conscio del mio desiderio, mi disse:”non le leccare perché le ho usate in palestra e sono luride e può essere molto pericoloso.” Ed io a disobbedire alla prima occasione, nutrendomi di tutto ciò che era sotto quelle suole e che lei ora vede come nuove.
Io, suo servo e schiavo, ora non potrei più disattendere un suo comando, pena una punizione esemplare, ma all'epoca, fui fiero di cibarmi di quello strato di sudiciume e muffe che si erano depositate dopo l'uso nello spogliatoio, addirittura rimuovendolo col mio spazzolino da denti, la' dove la sola lingua non era efficace.
Perdoni mio principe il mio abbandono nel racconto, abbia compassione di me.
So che per lei tutto ciò è pura una follia.
Ma lei deve essere fiero e orgoglioso, poiché per ogni suo passo su questa terra, esiste ora un servo che vive e si nutre di ciò che lei calpesta e disprezza.
Lei è il mio padrone.
Io il suo servo devoto che vive di ubbidienza e sottomissione.
Schiavo Luca
sabato 29 ottobre 2016
L'ESCA DEL MIO SIGNORE
Capitolo
3
Sono al mio principe per il mio saluto quotidiano, per la mia dolce supplica che lo pone su quel trono che affonda il suo significato nel mio cervello e nei miei pensieri.
Rendo grazie al mio principe bellissimo per avermi liberato da una schiavitù senza senso ed avermi voluto suo.
Unicamente suo schiavo.
Il suo solo servo al quale ha affidato un compito importante.
So di non essere ancora una vera “medusa”, come lei mi vorrebbe, trasparente e priva di spina dorsale, ma mi impegno con tutte le mie forze e con ogni mezzo per assecondare il suo disegno.
Ho appena modificato l'immagine del mio profilo con quella di questo celenterato e già sento dentro me una consapevolezza differente.
Sarò dunque la sua “medusa”.
Inoltre ora mi è molto più chiaro il compito che lei, mio padrone, ha deciso di affidarmi
Un incarico, questo, importante e che darà un senso al mio esistere.
Sarò la cavia del mio principe, il servo che diventa lo strumento di piacere per il suo signore.
Lo schiavo che si prostra al suo desiderio.
Sarò la sua esca, mio signore!
Il mezzo e lo strumento per raggiungere quei maschi che vorrà attirare al suo piacere.
Non una medusa dunque, ma qualcosa di ben più utile.
Diventerò il suo piccolo verme della terra da attaccare a quell'amo, ove i pesci più grandi e voraci vorranno sbranarmi.
Ma lei, mio signore, sarà più scaltro di loro e con le sue mani bellissime mi userà legandomi saldamente a quell'esca a cui sarà appesa la mia vita.
Un amo di ferro tagliente che farà passare dalla mia bocca e, squarciando le mie carni, attraverserà tutto il mio corpo.
Ma sarò ancora vivo dopo questa tortura, per attrarre i pesci forti e potenti che non potranno ignorare il mio dimenarmi.
Le sue dita mi schiacceranno e mi getteranno al largo.
Io, servo devoto, porterò frutto al mio padrone pescatore.
I pesci mi inseguiranno, mi masticheranno, ma mi lasceranno vivo per lei e per la prossima pesca.
Mentre lei potrà godere di ciò che avrò catturato per il suo piacere.
Grazie mio principe della fiducia che vorrà concedermi.
Sarò all'altezza di questo suo comando.
Mi inchino ai suoi piedi e li bacio con tutto me stesso.
Schiavo Luca
Sono al mio principe per il mio saluto quotidiano, per la mia dolce supplica che lo pone su quel trono che affonda il suo significato nel mio cervello e nei miei pensieri.
Rendo grazie al mio principe bellissimo per avermi liberato da una schiavitù senza senso ed avermi voluto suo.
Unicamente suo schiavo.
Il suo solo servo al quale ha affidato un compito importante.
So di non essere ancora una vera “medusa”, come lei mi vorrebbe, trasparente e priva di spina dorsale, ma mi impegno con tutte le mie forze e con ogni mezzo per assecondare il suo disegno.
Ho appena modificato l'immagine del mio profilo con quella di questo celenterato e già sento dentro me una consapevolezza differente.
Sarò dunque la sua “medusa”.
Inoltre ora mi è molto più chiaro il compito che lei, mio padrone, ha deciso di affidarmi
Un incarico, questo, importante e che darà un senso al mio esistere.
Sarò la cavia del mio principe, il servo che diventa lo strumento di piacere per il suo signore.
Lo schiavo che si prostra al suo desiderio.
Sarò la sua esca, mio signore!
Il mezzo e lo strumento per raggiungere quei maschi che vorrà attirare al suo piacere.
Non una medusa dunque, ma qualcosa di ben più utile.
Diventerò il suo piccolo verme della terra da attaccare a quell'amo, ove i pesci più grandi e voraci vorranno sbranarmi.
Ma lei, mio signore, sarà più scaltro di loro e con le sue mani bellissime mi userà legandomi saldamente a quell'esca a cui sarà appesa la mia vita.
Un amo di ferro tagliente che farà passare dalla mia bocca e, squarciando le mie carni, attraverserà tutto il mio corpo.
Ma sarò ancora vivo dopo questa tortura, per attrarre i pesci forti e potenti che non potranno ignorare il mio dimenarmi.
Le sue dita mi schiacceranno e mi getteranno al largo.
Io, servo devoto, porterò frutto al mio padrone pescatore.
I pesci mi inseguiranno, mi masticheranno, ma mi lasceranno vivo per lei e per la prossima pesca.
Mentre lei potrà godere di ciò che avrò catturato per il suo piacere.
Grazie mio principe della fiducia che vorrà concedermi.
Sarò all'altezza di questo suo comando.
Mi inchino ai suoi piedi e li bacio con tutto me stesso.
Schiavo Luca
venerdì 28 ottobre 2016
AL MIO PRINCIPE BELLISSIMO
Capitolo
2
Buongiorno mio principe.
Sono al
mio principe col cuore, con la mente, con un amore più bello e più
ricco. E se il suo stupido servo ha sbagliato, se la sua condotta
è stata riprovevole, ora il mio nuovo essere mi porta a lei con
trasparenza. Il mio principe giustamente metterà alla prova il
suo servo e la sua fedeltà.Ma io ora ho nel cuore questo mio
impegno e questa mia sottomissione al mio principe bellissimo. Sono
suo, non tema altri rivali. Sono suo e con una devozione che
vorrei leggesse nelle mie opere se pur piccole e di poco conto. Mi
accosto al mio principe che amo e desidero. Mi accosto al mio
padrone per darle gioia e piacere. Sarò un servo e un suddito
fedele, mio signore. Mi accetti e mi perdoni per mezzo di quel
legame che contraddistingue il nostro vivere sempre.
giovedì 27 ottobre 2016
LA PREGO, NON MI GETTI VIA
Capitolo 1
Sono a lei, mio compagno e mio signore.
Le chiedo ancora una volta perdono per quello che ho commesso.
Lei ora mi ha liberato dalle catene che mi legavano al mio precedente padrone ed io, già suo come indegno fidanzato, le appartengo ancor più divenendo da oggi il suo servo.
Non tema, mio signore, saprò essere saggio e ponderato.
Non voglio trasformare la nostra vita di coppia in una prigione ove essere rinchiuso e percosso solamente.
Non è per noi tutto questo, non sarebbe il bene del nostro rapporto.
Ma lei sa anche che una parte di me vive questo dramma di appartenenza e sottomissione.
Ed è per questo che fin d'ora e con queste parole, mi consegno nelle sue mani, con i miei pensieri e con quelle fantasie che mi vedono servo davanti al mondo.
La prego, accolga questo piccolo schiavo ancora immaturo e che le sta chiedendo protezione.
Una protezione che io ricambierò con la mia ubbidienza, con il mio abbandono, col mio servire ed essere usato, per tutto ciò che mi comanderà.
Io so che sto abbandonando me stesso nelle mani di un principe e non in quelle di un semplice signore.
Lei saprà governarmi con saggezza, ed io voglio donarmi a lei ed al suo piacere.
Non posso più elemosinare il disprezzo altrui, per colmare la mia miseria, quando già sono suo.
Mi accetti la prego e mi educhi, non più come compagno, ma come servo.
Le dono il mio amore e il mio rispetto, mio principe bellissimo.
La prego non mi getti via, ma metta a frutto la mia vita.
Schiavo Luca
PREFAZIONE
Narrare
emozioni, sentimenti, stati dell'animo, è da sempre uno dei temi
principali dell'autore di “L'amore docile di un servo”, che
questa volta sceglie di raggiungere il pubblico utilizzando uno
pseudonimo che gli permette di esplorare il mondo del racconto
erotico e più dettagliatamente una sfera ancor più nell'ombra:
ovvero il racconto gay.
Dal
titolo stesso, il tema dell'amore è centrale e filo conduttore di
tutta l'opera, che se pur di modesta concezione, per mezzo di ridotti
capitoli narrativi, ci permette di avvicinare una nuova realtà, che
per i più potrebbe rappresentare una vera e propria scoperta.
Il
sentimento narrato tuttavia, è malato e degenerato all'interno di
una dipendenza morbosa ove i ridottissimi personaggi, rappresentano
ognuno un carattere e un modo di essere: a volte docile, altrimenti
crudele, rassegnato e ancora terribilmente meschino e subdolo.
Tutto
questo si mescola, confondendosi in una realtà rarefatta, ma che
potrebbe essere quella della porta accanto e dove si sta consumando
tutta la narrazione a nostra insaputa.
Luca,
il personaggio principale, è un giovanissimo ragazzo gay che si
affaccia a questa realtà con tutta la sua innocenza e delicatezza:
da qui il suo amore docile.
Un
fanciullo ancora innamorato dell'amore forse, ma che porta nel suo
cuore un passato misterioso che non ci è dato conoscere, se non
nelle più disperate immagini in cui lo troviamo abbandonarsi nelle
sue riflessioni più intime.
Momenti,
questi, ove davvero il personaggio principale si apre intimamente,
rendendosi conto lui stesso del suo essere delirante.
Ma
la sua riflessione è senza scampo, poiché ripiegata attorno
all'unico concetto che è capace di guidare il suo agire: l'amore e
il sacrificio.
Lo
osserviamo invocare più volte aiuto, ma invano, poiché nessuno
potrà entrare così profondamente nel suo mondo tanto da salvarlo da
se stesso.
Un
soccorso che non troverà neppure nelle pagine finali del libro, ove
forse ci si aspetterebbe un atto di clemenza da parte dell'autore.
Vige
invece in tutta l'opera, un profondo senso di rassegnazione, che
porta il giovane Luca a consegnare il suo corpo, la sua anima, la sua
mente ed il suo cuore ad un ragazzo più grande di lui, che se ne
approprierà con la forza, soggiogandolo in una logica perversa e
dalla quale non avrà più scampo.
Ecco
come il nostro personaggio in breve diventa lo schiavo sessuale di
quest'uomo spregiudicato e crudele, avido e affamato, sprezzante e
che non è capace di distinguere nel tenero Luca altro se non una
macchina per il proprio piacere e benessere.
Un
sodalizio, che fin dalle prime pagine, lo porta ad accettare
compromessi e imposizioni disumane e irreali, a volte estremizzate in
sogni ed allucinazioni che nascono proprio dalla mente malata del
“padrone” capace di escogitare le perfidie più sadiche, pur di
portare all'umiliazione e all'annientamento psicologico il povero
Luca.
Racconto
indagatore di una realtà esistente e non soltanto immaginata ove
l'autore si sofferma specialmente ad approfondire, per mezzo di
immagini a volte sordide e truculente, un lato oscuro e spesso
nascosto della nostra società consumistica.
La
crudeltà del “padrone” si tinge di sangue per saziare quella
fame di sesso e trasgressione che è ormai tragicamente ordinaria e
contemporanea.
Una
violenza, quella narrata, che troppo spesso si consuma nelle nostre
mura domestiche e che non è detto essere esclusivamente fisica, ma
la cui brutalità si manifesta, sempre più frequentemente, per mezzo
di una sottomissione psichica non visibile ad occhio nudo.
Tristemente,
a questa drammatica e delirante aberrazione, si contrappone un
debole, la cui unica arma è l'amore incondizionato di uno schiavo
capace di accettare qualsiasi sopruso perpetrato dal suo “padrone”,
arrivando addirittura a giustificarlo o peggio, sublimandolo come
atto di suprema appartenenza.
Ed
in più occasioni verrebbe voglia al lettore di allungare una mano
all'interno del foglio stampato per aiutare il povero Luca, per
abbracciarlo, per confortarlo, per fagli capire che non è quella la
strada che lo porterà al raggiungimento dell'amore che tanto brama.
Ma
ciò non è possibile, poiché il suo destino è già tracciato dalla
mano dell'autore che l'ha collocato insieme a tutte quelle vittime
che oggi pagano con la loro vita un amore sbagliato o unilaterale.
“L'amore
docile di un servo” rappresenta infatti tutto questo stato di
disperato abbandono comune a tanti e che per il nostro personaggio
principale ha inizio nel momento stesso in cui decide di consegnare
la sua vita nelle mani del suo carnefice.
Luca,
schiavo nell'anima, schiavo per amore, schiavo per disperazione,
cerca il riscatto, invoca la sua disperata supplica nell'atto estremo
di accettare anche il sacrifico totale per il suo “padrone”.
Soltanto
lui è capace di questo gesto superlativo, arrivando a cancellare se
stesso ed il proprio egocentrismo a favore del suo carceriere,
assumendo su di sé un martirio inutile, ma pur sempre in nome di
quell'Amore a cui è capace di ricondurre ogni suo sacrifico.
Un
Amore che è più grande di lui, immenso, ma che purtroppo lo
schiaccerà inesorabilmente.
Un
sentimento greve e doloroso che lo rende cieco e succube, incapace di
osservare la cattiveria e bramosia che lo circonda.
A
tratti erotico, altre volte dalle tinte più soffuse, il racconto
prosegue per episodi sino alla fine in un crescendo di avvincenti
avventure che catturano la curiosità del lettore.
Scopriremo
solo verso le ultime battute della narrazione, per mezzo di una
sapiente successione di colpi di scena orchestrati dall'autore, che
tutto questo “meraviglioso incubo”, non è altro che una
componente narcisistica autodistruttiva di cui il vero personaggio
principale, è vittima e carnefice allo stesso tempo.
Luca,
il “padrone” e tutte le altre comparse dello spettacolo,
scompaiono per lasciare il palcoscenico all'uomo moderno, nudo e
privo di raziocinio, ma vittima delle sue emozioni.
Racconto
capace di affascinare e stupire anche grazie ad un linguaggio più
leggero che l'autore riscopre proprio per questa esperienza
letteraria, pur sempre restando scrupolosamente attento a non
eccedere nella volgarità e nel cattivo gusto.
Un'espressione
del vissuto tradotta nella contemporaneità di gesti e parole che
fanno parte di un lessico fast food ormai fin troppo abusato, ma che
è diventato parte integrante dei nostri moderni dizionari.
Una
nuova sfida che l'autore ha saputo cogliere con coraggio,
scandagliando un mondo misterioso e affascinate, ricco di suggestioni
e colpi di scena.
Milano
27 ottobre 2016
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